Nelle scienze sociali ci sono tre tematiche portanti che servono da fondamento a tutte le altre, le quali, pur non essendo di ordine inferiore o secondario, rappresentano comunque lo sviluppo naturale delle prime tre: rapporto natura/cultura nell’evoluzione sociale, i processi mentali e la comunicazione interpersonale.
Al nostro scopo in questo momento non servono le prime due tematiche, e voglio soffermarmi perciò sulla terza: la comunicazione interpersonale.
Si tratta di un processo unico ed importante che serve all’essere umano per stabilire un contatto con altri dei quali ha bisogno per diventare uomo. Attraverso la comunicazione interpersonale ognuno di noi si relaziona per rendere partecipi gli altri delle sue emozioni, dei suoi pensieri, delle sue scoperte, di tutti i suoi stati d’animo, quando lo vuole, e di immedesimarsi negli stati d’animo che gli altri gli comunicano. Ecco perché la comunicazione è il dato fondamentale di ogni tipo di formazione e di educazione, a partire dalla quale nasce l’uomo.
L’essere umano non nasce quando viene messo al mondo, ma soltanto nel momento in cui viene consapevolmente educato ed aiutato a crescere e a capire. Per fare tutto questo c’è bisogno di una relazione di scambio ciclica e circolare che gli esperti chiamano comunicazione interpersonale. Gli animali comunicano tra di loro sia all’interno della stesse specie in modo singolare e più o meno elementare, sia tra specie diverse e nelle forme essenziali, quando devono difendere loro stessi, la loro prole, oppure un territorio.
L’aggressività e le forme di difesa vengono espresse con un modello generico di comunicazione che nulla ha a che fare con quel tipo di comunicazione complessa, completa e raffinata di cui dispone l’essere umano. La comunicazione umana è complessa e variegata, ma anche in progressivo sviluppo, perché le potenzialità comunicative dell’uomo fino ad oggi non si sono mai arrestate, anzi hanno continuato ad espandersi e a perfezionarsi.
Lo possiamo rilevare nella nascita delle lingue, nel linguaggio usato nella Bibbia, nella lingua del Vangelo, lo possiamo notare confrontando le espressioni delle vecchie lingue, ce ne accorgiamo quando prendiamo in esame il vecchio modo di esprimersi del pensiero greco e latino e lo mettiamo a confronto con il linguaggio della filosofia medievale, moderna e contemporanea.
Passando di secolo in secolo e di pensiero in pensiero, la comunicazione ha agevolato l’espressione del pensiero, il pensiero ha favorito lo sviluppo della comunicazione.
C’è da precisare che la comunicazione umana per realizzarsi pienamente ha bisogno sia della forma verbale e sia dell’altra vastissima forma che è la comunicazione non verbale.
La comunicazione si usa perché si sa di potere relazionarsi con qualcuno. Non esiste una non-comunicazione, è realmente impossibile non comunicare, a meno che non si è completamente soli, irreparabilmente soli, ma anche in quel caso si lasciano tracce sperando che qualcuno sappia leggerle e decodificarle, sappia appropriarsene e trasferirle.
La comunicazione esprime un bisogno profondo dell’animo umano che è fatto per parlare ed ascoltare, per dare e ricevere, per consolare ed essere consolato.
L’uomo è un animale politico, come diceva Aristotele, e di conseguenza anche sociale. Ma a che cosa serve all’uomo la dote della sua socialità se non vuole relazionarsi in un contesto sociale e socialmente apprezzabile?
La socialità dell’essere umano comporta d’obbligo l’istituzione di regole, le regole conducono all’azione morale, la morale non può rinunziare all’etica, ogni etica non può fare a meno di Dio. Dunque l’uomo non può fare a meno di Dio, così come Dio esiste per parlare all’uomo.
Ed in questo non possiamo accettare né il laicismo imperante e riottoso, né il fondamentalismo religioso esasperante e liberticida, in quanto alienano i profondi sentimenti religiosi che si annidano "in nuce" nell’animo umano.
Ecco che il modello della comunicazione interpersonale tra uomini trascende il limite terreno perché non può soddisfare gli esseri umani e parte alla ricerca di Dio.
Purtroppo oggi gli scienziati ci allettano con i tentativi di ricerca per trovare altri esseri viventi nell’universo, altre forme di vita, ma in realtà anche loro da uomini cercano Dio.
Dunque Dio nel cuore e nella mente dell’uomo continuamente teso alla sua ricerca e perennemente insoddisfatto perché non riesce a trovarlo, a vederlo, a toccarlo.
Forse molti di noi un torto ce lo abbiamo, ma soltanto perché anche noi siamo stati vittime di una visione antropomorfica di Dio che la tradizione ci ha trasmesso: noi continuiamo a parlare di Dio cercando di rappresentarlo con le sembianze umane, ma Dio di tutto quello che noi gli attribuiamo di umano non ha proprio niente: Dio è!!! Dio c’è.
L’aspetto umano di Dio, ce lo ha mostrato Dio stesso offrendo in dono il suo figlio unigenito Gesù, ma Dio non è rilevabile attraverso dati antropomorfici, perché perderebbe l’essenzialità del suo essere Dio.
Allora Dio chi è? Dio com’è? Dio cos’è?
Dio è!!! - …et verbum caro factum est et abitavit in nobis.
Dio è voce, è parola, è consiglio; Dio è Amore: Deus charitas est!
Se noi ci soffermiamo ad esaminare questo aspetto, comprendiamo l’importanza della comunicazione interpersonale non più tra uomini, ma tra l’uomo e Dio.
La parola di Dio è arrivata al cuore dell’uomo in modo più o meno grossolana già al tempo dell’uomo primitivo, ma poi Dio ha voluto aiutare l’uomo attraverso la sua parola che ha affidato ai profeti.
I profeti non sono bastati, perché non si può passare senza danno dalle tenebre alla luce improvvisamente, e Dio ha mandato il suo figlio unigenito Gesù Cristo.
L’uomo nel tempo ha continuato ad essere seguito ed educato attraverso l’esempio dei Santi, ed in tutto questo percorso dal primitivo al contemporaneo, la funzione della comunicazione interpersonale ha svolto un ruolo primario ed essenziale, sostenuta da quei processi mentali dei quali parlavo all’inizio, che in questo percorso dal prima al poi si sono perfezionati nella qualità e nell’efficienza.
L’apparente dissidio tra natura e cultura in realtà si risolve in una armonica sintesi che concilia la natura umana con la cultura umana guidata dalla parola di Dio: - et verbum caro factum est - e dalla venuta di Cristo tra gli uomini.
Pertanto l’uomo e Dio non possono essere diversamente in comunicazione se non attraverso l’elemento religioso che nasce dalla Sua stessa parola rivelata.