Sull'amicizia in Montaigne

SULL'AMICIZIA IN MONTAIGNE


Montaigne (1533-1592) negli Essay, fornisce un nuovo modello di intellettuale: borghese (egli apparteneva alla piccola nobiltà, era al servizio della corte, vicino a Bordeaux), laico (non è un orator) ma colto. Egli era un filologo, cerca e ama libri antichi, in primis, da buon umanista, testi classici. Conosce i pensatori greci e latini, come dimostra nei suoi scritti con abbondanza di citazioni verso di essi nella loro lingua originale.
I Saggi si presentano come un continuo colloquio; le citazioni non sono un'esaltazione del sapere dell'autore, ma testimonianza del dialogo coi classici, con Seneca, con Cicerone, con gli ellenisti, con gli stoici, con gli epicurei e con gli scettici.
L'AMICIZIA
Montaigne riprende i temi classici dell'amicizia di Aristotele e della scuola epicurea: sempre all'interno della metafora del dipingersi, l'autore dice che per rifinirsi prende in prestito il quadro di un altro poiché non riesce più ad andare avanti da solo: si riferisce all'amico Etienne de la Boetie, prima conosciuto attraverso i suoi scritti, e in seguito di persona. Non ebbero però molto tempo per conoscersi poiché Etienne morì dopo poco averlo conosciuto.
Erano amici perchè si amavano, perchè ero io e perchè era lui, direbbe l'autore: per Montaigne era come se si fossero conosciuti ancor prima di essersi visti. Non si tratta di un'amicizia per interesse, e sebbene si incontrassero in pubblico il rapporto era molto privato. L'amicizia per quanto di breve durata è come se avesse confuso le loro anime in una sola.
Sebbene la morte abbia portato a termine l'amicizia tra i due, il ricordo continuerà ad arricchire chi è rimasto.

POLITICA
Parlando della sua esperienza politica sostiene che sia necessario un luogo di incontro dove dichiarare cosa si è in grado di fare o di cosa si ha bisogno: un luogo dove si possano incontrare persone in cerca di lavoro e persone che lo offrono. Certamente non è un'idea straordinaria come potrebbe essere la repubblica di Platone, ma è comunque un'idea grande nel Cinquecento. Il suo obiettivo non è quello di una società perfetta, ma di un migliore, e per migliorarla vuole partire dalla limitazione umana.
Un'altro aspetto interessante del suo pensiero è l'accentazione del rischio in un'ottica vitalista e quindi vicina all'epicureismo: Montaigne afferma di non aver mai protetto la sua abitazione nonostante l'elevato numero di saccheggi che avvenivano al suo tempo. Ritiene infatti che ci si debba affidare alla fortuna (da intendersi come vox media), e dunque accettare il rischio per non vivere nel terrore.
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Pra se pensar ....

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