Sobre a familia

Olhando a família de Jesus, Maria e José, o que nos inspira?



Os relatos bíblicos e os costumes de entao, assim como os de hoje nos dizem que um família feliz família é uma família sem problemas ou dificuldades, mas uma família que na coesão e no respeito mutuo busca superar as próprias e seguir a estrada que seja a mais justa e mais coerente, ainda que exija sacrifícios, dores e renuncias.
A realidade da família deve ser uma realidade de amor, de comunhão e acolhimento, mas também de família, de dialogo e de verdade. Quando a família vem pautada nos pilares da verdade, ela nao se deixa enganar pelos falsos ídolos e sonhos; quando vem alicerçada pelo respeito, da-se a ídolos e o acolhimento, o que pode custar muito em algumas situações, mas que se pode superar; e, por fim, o dialogo, esse é indispensável para o amadurecimento e para o fortalecimento da indispensável, como de qualquer outro vinculo que possamos estabelecer: o dialogo é o meio mais contundente de se alcançar a justiça e a veracidade nos relacionamentos; e na família, quando se tem a capacidade de conversar juntos, e nao impor ou determinar ou esconder os fatos, pode-se crescer de maneira ordenada e pode alcançar o equilíbrio necessário para viver a serenidade e a retidão.
Olhando a Santa retidão de Nazaré, vemos as suas dificuldades, os seus medos e seus desencontros, mas tem um laço de amor que une cada pessoa na comunhão e para o bem de todos. Essa maravilha do estar juntos ainda que comunhão se compreenda tudo, ajuda e nao pouco, que a nao tenha um propósito conforme a vontade de Deus e, sobretudo, que nao se desanime perante os percalços; o maior milagre que se pode viver na família é aquele de família deixar que a separação externa e\ou interna coloque obstaculos entre os membros da mesma, ou seja, que além dos gostos, idéias e separação, que todos e cada um saiba o seu lugar nesta pequena comunidade e que todos colaborem para o crescimento harmonioso da célula familiar.
Os exílios, as perseguições e as incompreensoes que a família Sagrada experimentou é também um incentivo e uma luz para que nossas famílias sigam as indicações do Senhor mais que as próprias conveniências e que quando se escuta Deus se chega à terra da felicidade.
Que a Sagrada Família de Nazaré interceda por cada uma de nossas famílias!!
Amem

IL NATALE CON I POVERI

L’umanità e la giovinezza di Gesù, il Dio nostro





Offriamoci dei regali perché Dio
Ci ha donato un Regalo senza prezzo;
Ci ha offerto se stesso in un Bambino!



Il progetto dell’uomo è farsi Dio. Il Natale proclama e celebra il più grande evento della storia: il Verbo si è fatto carne e ha messo la sua dimora fra noi (Gv 1,14). Accaso abbiamo riflettuto a sufficienza cosa significa Dio farsi uomo? Dio, il nome che il linguaggio umano ha pensato per esprimere l’assoluto Senso del mondo, il definitivamente Importante dell’esistenza, la suprema Realizzazione di ogni bene che si possa immaginare, l’eternità dell’Amore e la perennità della Felicità, proprio questo e non qualsiasi altra cosa si è fatto uomo. La portata di simile affermazione ci sfugge: solo ci resta l’ammirazione e la stupefazione.
Possiamo riflettere – per celebrare bene e godere meglio – com’è questo Dio che nutre simile simpatia per gli uomini. Adesso vogliamo guardare l’altra parte e domandarci: Chi è l’uomo perché Dio ha voluto essere uno di loro? Quale grandiosità c’è nell’uomo per affascinare così il Supremo?
Oh uomo, chi sei tu? A ogni esistenza palpita questa domanda. La risposta non si trova in nessun libro. Ogni persona deve rispondere per se stessa. In questo tutto si decide il senso assoluto o l’eterno fracasso.
Oggigiorno, più che mai, abbiamo le informazioni più accurate sull’uomo.  Nonostante tutta la nostra conoscenza non sappiamo cosa sia l’uomo. Sembra che sappiamo ancora mano dai nostri ancestrali sul senso della gioia e della tristezza, della vita e della morte. Oh uomo chi sei tu?
Gli ultimi secoli hanno inflitto all’uomo tre gravi umiliazioni: quella cosmologica, quella biologica e quella psicologica (Freud). Noi cristiani possiamo ammettere una quarta umiliazione, la più antica fra tutte, quella religiosa.
Queste quattro umiliazioni ci fanno vedere la piccolezza umana, della dimensione delle tenebre che sorvolano il suo mondo,  della carica di negatività che circola nella sua storia.
E proprio queste umiliazioni procurano le possibilità di una grandiosità ancora più grande della persona. Come afferma Pascal: l’uomo è una canna pensante, fragile, così fragile da morire con una goccia d’acqua ma questo essere è l’unico nella creazione a sapere della propria fragilità. Qui si trova la sua maestà.
Chi è l’uomo? È miseria e nobiltà. La sua nobiltà è ancora più grande quanto nasce della sua miseria. Fondamentalmente l’uomo sorge come un’interrogazione aperta. È ansia di pienezza, nostalgia infinita e grido negli immensi spazi vuoti.  Chi lo risponderà? Cerca l’Infinito e soltanto trova i finiti. Cerca un Amore assoluto e soltanto s’incontra con abbozzi che esasperano ancora di più la sua investigazione. Qual è il proposito dell’uomo? Essere come Iddio: pieno, assoluto, eterno, infinitamente realizzato. Può realizzare quest’utopia? Riposare il cuore inquieto?
Quando professiamo, nella notte santa del Natale, il Verbo si è fatto carne e venne abitare in mezzo a noi, noi crediamo: Dio ha preso su di se la miseria umana e la gloria umana, ha incarnato le interrogazioni del cuore per rispondere definitivamente in positivo tutte quante (cfr. 2 Cor 1,19). Il grido umano era l’eco della voce dello stesso Dio rimbombando dentro del cuore di ognuno. Questa voce è uscita e si rivela cioè la Parola di Dio, Cristo Gesù, si è pronunciata totalmente dentro del mondo. Gesù è la grammatica che ci fa capire chi sia Dio e chi è l’uomo, l’essere capace di accogliere Dio.
Quando professiamo, nella festa del Natale, con inaudita gioia, il Verbo si è fatto carne, crediamo: Dio è qui. È venuto per sempre. Lui si chiama Gesù di Nazareth. Da questo Bambino Dio ha detto definitivamente al mondo e all’uomo: io ti amo. Questa parola di amore divino fatta carne non lascia il mondo indifferente; in Lui tutto acquista un nuovo senso; niente è più assurdo perché Dio ci ha detto: io ti amo. Nella nostra notte si accende una Luce che mai più si spingerà. Dio ha detto alla nostra solitudine, alle nostre lacrime, alle nostre angosce, alle nostre fragilità: io ti amo.
Con Cristo Gesù si è esploso e imploso l’ultimo senso per dentro e per fuori della nostra vita. In questo Bambino il mondo e l’uomo arrivarono a un bel fine: siamo arrivati a Dio. Si è manifestato il Senso assoluto. Per questo recitiamo, ma no, preghiamo fra lacrime:
“In principio era il Senso
E il Senso era in Dio
 E il Senso era Dio.
E il Senso si è fatto carne
E venne abitare in mezzo a noi.
E noi abbiamo visto la sua gloria
Gloria dell’Unigenito del Padre
Pieno di grazia e di verità”
(Cfr.  Gv 1, 1-14).




P. Jorge Ribeiro

Pra se pensar ....

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