SALUTO DELLA COMUNITA' DI SANTA MARIA A MONTE

LA DOMENICA
TOSCANA OGGI

14 luglio 2013 III
Santa Maria a Monte
saluta don Jorge Ribeiro
a Comunità parrocchiale
di Santa Maria a Monte
saluta e ringrazia padre
Jorge Ribeiro per questi
anni trascorsi con noi, prima
accanto a don Alvaro, poi
vicino a don Marco.
Gli anni che passano in una
parrocchia sono paragonabili a
quelli di una famiglia, quindi
pieni di momenti più o meno
felici da vivere insieme. Grazie
per aver condiviso con noi i
momenti di festa, di inizio di
nuove attività, di condivisione,
ma anche i momenti di
maggior fatica e difficoltà con
la tua presenza discreta e
spesso ironica, leggera,
«sdrammatizzante». Grazie per
la tua sincerità, per la tua
voglia di confronto e per la
raffinatezza del tuo pensiero.
Sei stato per noi occasione di
apertura e di conoscenza non
solo di una cultura
proveniente «dall’altra parte
del mondo» (come direbbe il
nostro Papa) ma anche di un
pensiero nuovo, fresco, a volte
anche provocatorio, sempre
seme di riflessione e di
crescita. Lo Spirito Santo,
originalità del Padre, soffia
sulla Chiesa suscitando carismi
e bellezze sempre diverse ma
unite in un unico corpo,
quello di Cristo. È stato bello,
anche nella nostra parrocchia,
poter sperimentare insieme
questa diversità, sempre fonte
di ricchezza, e bellezza
intrinseca della Chiesa.
Ringraziamo il Signore per
averti posto a sostegno e guida
della nostra comunità per
questo tratto di cammino, e
speriamo di rimanere tutti nel
tuo cuore e nelle tue preghiere.
Proprio la preghiera è la
potenza di ogni cristiano, colei
che rende vicini al Padre e ai
fratelli anche quando le
distanze sembrano infinite.
Promettiamo allora di
accompagnarti nel tuo viaggio
e nella tua nuova attività con la
preghiera, e speriamo che tu
possa portare con te in Brasile
il ricordo di una comunità
piccola ma dal cuore grande,
fatta di bambini, adulti,
famiglie, ammalati visitati,
giovani conosciuti, fedeli
confessati e tutti coloro che
hanno vissuto con te questo
tempo di grazia.

Semplicemente Grazie!

Meditazioni: Messa di ringraziamento


Oggi Gesù ci ha indicato sei verbi per vivere la nostra missionarietà. Riflettiamo insieme:
PREGATE: cogliere la necessità, con gli occhi aperti e il cuore disponibile.
ANDATE: la preghiera diventa azione, il Signore ti rende capace di compierlo.
ENTRATE: farci vicini alle persone e alla loro vita. Un farci accanto nell’amicizia e nel dialogo.
DITE: rendere ragione della propria speranza, annunciare il Vangelo, nel coraggio e nella verità.
RESTATE: non un passaggio superficiale, che dice e poi non mantiene ma una presenza continua, un amore fedele e costante.
CURATE: la presenza deve essere capacità di curare, di liberare le persone, di aiutarle e non essere più sdraiate ma in piedi. Dove passa un cristiano deve passare la guarigione, l’aiuto per un’umanità più piena e felice, più autentica e libera.
DUNQUE:
La nostra vocazione di discepoli di Gesù si riassume in tre atteggiamenti o impegni:
1.     Annunciatori della Parola: nasce dal Signore stesso che ci chiama; si alimenta al contatto vivo e genuino con Dio nella fede, nella grazia e nella preghiera.
2.     Serenità e coraggio: anche se immerso nel rischio e nella persecuzione, il discepolo non deve mai lasciarsi tentare dal fascino della violenza o dell’imposizione forzata. Si deve essere sempre “agnelli”,  cioè annunciatori di pace che propongono e mai impongono. Deve evitare anche l’eccesso opposto, quello del compromesso o dell’accomodamento.
3.     Proclamare nella povertà. Chi proclama il vangelo deve essere distaccato dagli incubi economici e dalla preoccupazione maniacale per il futuro, deve ricevere ciò che gli viene offerto e donare ciò che ha ricevuto.
Il missionario è un pellegrino che cammina sotto il sole cocente senza borse e bussa chiedendo ospitalità. Un operaio che lavora duramente tutto il giorno e a sera attende la giusta ricompensa. Il volto del missionario è delineato da Luca così: generosità, povertà, distacco, carità e fedeltà a Dio. Gesù è il modello del missionario!
Il mio tempo in questa parrocchia posso definire in due parole: conoscenza e accoglienza. E’ fondamentale perseguire una vita continuamente orientata alla ricerca e conservazione di quella Conoscenza che è Verità e, al contempo, alla costante ricerca dell’innovazione che è evoluzione della conoscenza precedente. Questo significa non lasciarsi influenzare dai miti, ideologie o paure.

Ritengo che vivere la fede è accogliere la Parola di Qualcuno che vive, è incontrare una Persona. Accoglierla. Abbracciarla. O meglio, lasciarsi abbracciare! Se vivere la fede si riducesse a seguire un’idea, a spiegare una teoria, a difendere un’ideologia, a rispettare una morale, a promuovere un progetto... sarebbe terribilmente noioso! Quando si ama, non si ha voglia di stringere un teorema, ma una persona viva. Chi crede fa l’esperienza strepitosa dell’essere incontrato, amato, abbracciato, accompagnato. Questo è essere missionario, questo è essere cristiano. Ho cercato di vivere così, non so si sono riuscito…, A quelli che ho ferito chiedo perdono e a tutti GRAZIE! 

Pra se pensar ....

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