NATIVITÀ' DI SAN GIOVANNI BATTISTA


Giovanni Battista è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli; non c’è si può dire, pala d’altare o quadro di gruppo di santi, da soli o intorno al trono della Vergine Maria, che non sia presente questo santo, rivestito di solito con una pelle d’animale e con in mano un bastone terminante a forma di croce.
Senza contare le tante opere pittoriche dei più grandi artisti come Raffaello, Leonardo, ecc. che lo raffigurano bambino, che gioca con il piccolo Gesù, sempre rivestito con la pelle ovina e chiamato affettuosamente “San Giovannino”.
Ciò testimonia il grande interesse, che in tutte le epoche ha suscitato questo austero profeta, così in alto nella stessa considerazione di Cristo, da essere da lui definito “Il più grande tra i nati da donna”.
Egli è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita. È tale la considerazione che la Chiesa gli riserva, che è l’unico santo dopo Maria ad essere ricordato nella liturgia, oltre che nel giorno della sua morte (29 agosto), anche nel giorno della sua nascita terrena (24 giugno); ma quest’ultima data è la più usata per la sua venerazione, dalle innumerevoli chiese, diocesi, città e paesi di tutto il mondo, che lo tengono come loro santo patrono.
Inoltre fra i nomi maschili, ma anche usato nelle derivazioni femminili (Giovanna, Gianna) è il più diffuso nel mondo, tradotto nelle varie lingue; e tanti altri santi, beati, venerabili della Chiesa, hanno portato originariamente il suo nome; come del resto il quasi contemporaneo s. Giovanni l’Evangelista e apostolo, perché il nome Giovanni, al suo tempo era già conosciuto e nell’ebraico Iehóhanan, significava: “Dio è propizio”.
Nel Vangelo di s. Luca (1, 5) si dice che era nato in una famiglia sacerdotale, suo padre Zaccaria era della classe di Abia e la madre Elisabetta, discendeva da Aronne. Essi erano osservanti di tutte le leggi del Signore, ma non avevano avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai anziana.
Un giorno, mentre Zaccaria offriva l’incenso nel Tempio, gli comparve l’arcangelo Gabriele che gli disse: “Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché sarà grande davanti al Signore” e proseguendo nel descrivere le sue virtù, cioè pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia.
Dopo quella visione, Elisabetta concepì un figlio fra la meraviglia dei parenti e conoscenti; al sesto mese della sua gravidanza, l’arcangelo Gabriele, il ‘messaggero celeste’, fu mandato da Dio a Nazareth ad annunciare a Maria la maternità del Cristo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi anche Elisabetta, tua parente, nella vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile; nulla è impossibile a Dio”.
Maria allora si recò dalla cugina Elisabetta per farle visita e al suo saluto, declamò il bellissimo canto del “Magnificat”, per le meraviglie che Dio stava operando per la salvezza dell’umanità e mentre Elisabetta esultante la benediceva, anche il figlio che portava in grembo, sussultò di gioia.
Quando Giovanni nacque, il padre Zaccaria che all’annuncio di Gabriele era diventato muto per la sua incredulità, riacquistò la voce, la nascita avvenne ad Ain Karim a circa sette km ad Ovest di Gerusalemme, città che vanta questa tradizione risalente al secolo VI, con due santuari dedicati alla Visitazione e alla Natività.
Della sua infanzia e giovinezza non si sa niente, ma quando ebbe un’età conveniente, Giovanni conscio della sua missione, si ritirò a condurre la dura vita dell’asceta nel deserto, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio (28-29 d.C.), iniziò la sua missione lungo il fiume Giordano, con l’annuncio dell’avvento del regno messianico ormai vicino, esortava alla conversione e predicava la penitenza.
Da tutta la Giudea, da Gerusalemme e da tutta la regione intorno al Giordano, accorreva ad ascoltarlo tanta gente considerandolo un profeta; e Giovanni in segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova vita, immergeva nelle acque del Giordano, coloro che accoglievano la sua parola, cioè dava un Battesimo di pentimento per la remissione dei peccati, da ciò il nome di Battista che gli fu dato.
Anche i soldati del re Erode Antipa, andavano da lui a chiedergli cosa potevano fare se il loro mestiere era così disgraziato e malvisto dalla popolazione; e lui rispondeva: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno e contentatevi delle vostre paghe” (Lc 3, 13).
Molti cominciarono a pensare che egli fosse il Messia tanto atteso, ma Giovanni assicurava loro di essere solo il Precursore: “Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
E alla delegazione ufficiale, inviatagli dai sommi sacerdoti disse, che egli non era affatto il Messia, il quale era già in mezzo a loro, ma essi non lo conoscevano; aggiungendo “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”.
Anche Gesù si presentò al Giordano per essere battezzato e Giovanni quando se lo vide davanti disse: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo!” e a Gesù: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” e Gesù: “Lascia fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia”.
Allora Giovanni acconsentì e lo battezzò e vide scendere lo Spirito Santo su di Lui come una colomba, mentre una voce diceva: “Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”. Da quel momento Giovanni confidava ai suoi discepoli “Ora la mia gioia è completa. Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3, 29-30).
La sua missione era compiuta, perché Gesù prese ad iniziare la sua predicazione, aveva formato il gruppo degli apostoli e discepoli ed era seguito da una gran folla; egli aveva predicato proprio per questo, preparare un popolo degno, che accogliesse Gesù e il suo messaggio di Redenzione.
Aveva operato senza indietreggiare davanti a niente, neanche davanti al re d’Israele Erode Antipa († 40 d.C.), che aveva preso con sé la bella Erodiade, moglie divorziata da suo fratello; ciò non era possibile secondo la legge ebraica, la “Torà”, perché il matrimonio era stato regolare e fecondo, tanto è vero che era nata una figlia Salomè.
Per questo motivo un giudeo osservante e rigoroso come Giovanni, sentiva il dovere di protestare verso il re per la sua condotta. Infuriata Erodiade gli portava rancore, ma non era l’unica; perché il Battesimo che Giovanni amministrava, perdonava i peccati, rendendo così inutili i sacrifici espiatori, che in quel tempo si facevano al Tempio, e ciò non era gradito ai sacerdoti giudaici.
Erode fece arrestare e mettere in carcere Giovanni su istigazione di Erodiade, la quale avrebbe voluto che fosse ucciso, ma Erode Antipa temeva Giovanni, considerandolo uomo giusto e santo, preferiva vigilare su di lui e l’ascoltava volentieri, anche se restava molto turbato.
Ma per Erodiade venne il giorno favorevole, quando il re diede un banchetto per festeggiare il suo compleanno, invitando tutta la corte ed i notabili della Galilea. Alla festa partecipò con una conturbante danza anche Salomè, la figlia di Erodiade e quindi nipote di Erode Antipa; la sua esibizione piacque molto al re ed ai commensali, per cui disse alla ragazza: “Chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò”; Salomé chiese alla madre consiglio ed Erodiade prese la palla al balzo, e le disse di chiedere la testa del Battista.
A tale richiesta fattagli dalla ragazza davanti a tutti, Erode ne rimase rattristato, ma per il giuramento fatto pubblicamente, non volle rifiutare e ordinò alle guardie che gli fosse portata la testa di Giovanni, che era nelle prigioni della reggia.
Il Battista fu decapitato e la sua testa fu portata su un vassoio e data alla ragazza che la diede alla madre. I suoi discepoli saputo del martirio, vennero a recuperare il corpo, deponendolo in un sepolcro; l’uccisione suscitò orrore e accrebbe la fama del Battista.
Molti testi apocrifi, come anche i libri musulmani, fra i quali il Corano, parlano di lui; dai suoi discepoli si staccarono Andrea e Giovanni apostoli per seguire Gesù. Il suo culto come detto all’inizio si diffuse in tutto il mondo conosciuto di allora, sia in Oriente che in Occidente e a partire dalla Palestina si eressero innumerevoli Chiese e Battisteri a lui dedicati.
La festa della Natività di S. Giovanni Battista fin dal tempo di s. Agostino (354-430), era celebrata al 24 giugno, per questa data si usò il criterio, essendo la nascita di Gesù fissata al 25 dicembre, quella di Giovanni doveva essere celebrata sei mesi prima, secondo quanto annunciò l’arcangelo Gabriele a Maria.
Le celebrazioni devozionali, folkloristiche, tradizionali, sono diffuse ovunque, legate alla sua venerazione; come tanti proverbi popolari sono collegati metereologicamente alla data della sua festa.
S. Giovanni Battista, tanto per citarne alcune, è patrono di città come Torino, Firenze, Imperia, Ragusa, ecc. Per quanto riguarda le reliquie c’è tutta una storia che si riassume; dopo essere stato sepolto privo del capo a Sebaste in Samaria, dove sorsero due chiese in suo onore; nel 361-362 ai tempi dell’imperatore Giuliano l’Apostata, il suo sepolcro venne profanato dai pagani che bruciarono il corpo disperdendo le ceneri.
Ma a Genova nella cattedrale di S. Lorenzo, si venerano proprio quelle ceneri (?), portate dall’Oriente nel 1098, al tempo delle Crociate, con tutti i dubbi collegati.
Per la testa che si trovava a Costantinopoli, per alcuni invece ad Emesa, purtroppo come per tante reliquie del periodo delle Crociate, dove si faceva a gara a portare in Occidente reliquie sante e importanti, la testa si sdoppiò, una a Roma nel XII secolo e un’altra ad Amiens nel XIII sec.
A Roma si custodisce senza la mandibola nella chiesa di S. Silvestro in Capite, mentre la cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo, custodirebbe il Sacro Mento. Risparmiamo la descrizione di braccia, dita, denti, diffusi in centinaia di chiese europee.
Al di là di queste storture, frutto del desiderio di possedere ad ogni costo una reliquia del grande profeta, ciò testimonia alla fine, la grande devozione e popolarità di quest’uomo, che condensò in sé tanti grandi caratteri identificativi della sua santità, come parente di Gesù, precursore di Cristo, ultimo dei grandi profeti d’Israele, primo testimone-apostolo di Gesù, battezzatore di Cristo, eremita, predicatore e trascinatore di folle, istitutore di un Battesimo di perdono dei peccati, martire per la difesa della legge giudaica, ecc.

Autore: 
Antonio Borrelli

Libertà nella società


La libertà nella società contemporanea
La libertà sembra essere una delle aspirazioni più profonde degli esseri umani. La libertà di poter vivere a modo proprio inseguendo i propri desideri, le proprie aspirazioni, i propri sogni. La libertà che si esercita nel momento della scelta, nell'autonomia individuale, nell'assumersi la responsabilità del proprio destino.I filosofi, a dire il vero, riconoscono due tipi di libertà: la libertà, definita "negativa", di poter agire senza subire le interferenze di altri individui o gruppi e la libertà "positiva" di essere padroni di se stessi, soggetti attivi e non passivi, mossi dalla sola propria volontà.
La libertà, però, è una condizione che non induce sempre esaltazione e senso di autorealizzazione e pienezza di vita. Talvolta ci procura, al contrario, turbamento e allora ci spinge a fuggire, perché essere liberi comporta ansia, rischio, possibilità di sbagliare, indipendenza di giudizio.
La libertà è stata alla base di due delle più importanti rivoluzioni del mondo moderno: quella americana e quella francese. A modo suo anche la Rivoluzione russa è stata compiuta in nome della libertà da restituire agli oppressi.
Certo, la libertà abbisogna di regole condivise da un'intera comunità. Altrimenti il fare come pare e piace degenera nella violenza, nell'arbitrio, nella mancanza di rispetto delle esigenze e dello spazio personale degli altri. "Dove non c'è legge, -sosteneva il filosofo inglese Locke -, non c'è libertà". Una società anarchica e felicemente funzionante non è stata ancora realizzata nel nostro pianeta.
La libertà è varietà, molteplicità, dissenso. Gli uomini hanno desideri e scopi diversi, che cercano di realizzare attraverso modi di vivere e strategie diverse. Spesso, proprio dal confronto di idee diverse, nascono nuove sintesi, nuovi modi di vivere e quello che qualche anno prima sembrava eccentricità può diventare qualche anno dopo un atteggiamento o un comportamento diffusi. Gli uomini, malgrado la "insocievole socievolezza" (la ungesellige Geselligkeit kantiana), si influenzano a vicenda, talvolta in modo positivo e benefico.
Ognuno, poi, ha il diritto di perseguire la propria felicità come meglio crede. Nessuno può ritenersi tanto potente e presuntuoso da credere di poter stabilire qual è il modo di vivere migliore per gli altri. Scrive Immanuel Kant: "nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo".
Inoltre, ogni individuo ha diritto di conservare un piccolo angolo di vita personale, libero dall'ingerenza degli altri, della comunità o dello Stato.
Oggi, nelle democrazie occidentali, ci sentiamo liberi e ciò mi sembra riflettere una condizione di fatto. I principali diritti umani vengono rispettati. Tuttavia, anche nei cosiddetti "paesi liberi", nelle democrazie di massa, esistono delle insidie che quotidianamente mettono in pericolo la nostra libertà personale.
Per esempio le potenti e sviluppate burocrazie, che pretendono di sapere tutto di noi e di standardizzare le nostre vite; il potere politico centralistico e il potere economico che cercano, in maniera paternalistica, di piegarci ai loro obiettivi. Il conformismo della maggioranza, che, diffondendo i propri stereotipi, ci vorrebbe tutti uguali e che stigmatizza chi si comporta in modo diverso: chi non consuma abbastanza, chi non va in vacanza in certi luoghi, chi ha gusti sessuali minoritari, chi non segue la logica dell'utilità economica, chi non si piega alla moda o non possiede certi status symbol. Insomma, quella esercitata dallo strapotere dell'opinione pubblica è una vera e propria forma di moderno dispotismo.
Scrive John Stuart Mill nel suo ancora insuperato Saggio sulla libertà: "Una volta strati sociali, comunità locali, mestieri e professioni diversi vivevano in quelli che potevano essere definiti mondi diversi; oggi il mondo è in buona misura lo stesso per tutti. Relativamente parlando, oggi la gente legge le stesse cose, ascolta le stesse cose, va negli stessi posti, spera e teme le stesse cose [...]"
Anche il pregiudizio e il fanatismo sono atteggiamenti di massa che possono impedire, nelle odierne democrazie, l'esercizio della libertà individuale.
Infine, molto più subdole e forse più pericolose per la libertà dell'individuo, sono certe teorie filosofiche, certe tendenze culturali, certe idee che finiscono per caratterizzare lo spirito del tempo e permeare i comportamenti di un'intera epoca, provocando oppressioni e sofferenze. Parafrasando il poeta tedesco Heine, affermaIsaiah Berlin: "i concetti filosofici allevati nella quiete dello studio di un professore possono distruggere una civiltà".
Mi riferisco, per esempio, al riduzionismo scientifico, il meccanicismo che, per esempio, nella medicina contemporanea, ci disumanizza, trattandoci non come persone, ma come macchine rotte o da rottamare. Oppure il determinismo, che attribuendo importanza soltanto ai condizionamenti esterni ed interni, nega che l'uomo posso essere libero di scegliere. O tutti quei sistemi filosofici perfettamente congegnati che sanno dare una risposta a tutte le nostre domande. Penso alla filosofia hegeliana, ma anche alle due filosofie che hanno dominato il ventesimo secolo: il marxismo e la psicoanalisi freudiana.
Pericolosi per la libertà sono "gli uomini di un solo libro", quelli per i quali la verità è già stata detta e a quella dobbiamo tutti uniformarci senza dissentire.
In ultima analisi, che ci piaccia o no, l'uomo non giunge mai, invece, a verità definitive, ma soltanto a verità provvisorie, a congetture spesso smentite dai fatti e quindi modificabili.
Riferimenti bibliografici:
Bedeschi, Storia del pensiero liberale, Roma-Bari, Laterza, 2004
Berlin, I., Libertà, Milano, Feltrinelli, 2005
Berlin, I., La libertà e i suoi traditori, Milano, Adelphi, 2005
De Ruggiero, G., Storia del liberalismo europeo, Roma-Bari, Laterza, 1995
Fromm, E., Fuga dalla libertà, Milano, Mondadori, 1994
Fromm, E., Marx e Freud, Milano, Il Saggiatore, 1968
Mill, J.S., Saggio sulla libertà, Milano, Il Saggiatore, 2009

Pra se pensar ....

Desespero anunciado

Desespero anunciado Para que essa agonia exorbitante? Parece que tudo vai se esvair O que se deve fazer? Viver recluso na pr...