don Luigi Trapelli |
Cristiani coerenti con lo stile della propria vita L'immagine di questa domenica è quella del banchetto in cui Gesù prosegue la disputa con scribi e farisei. La parabola del Vangelo ci presenta un re che, al banchetto per il figlio, invita tante persone, ma la risposta è negativa. Compie un secondo invito, suggerendo agli invitati che il cibo è pronto ma, al posto di un'accettazione, vi è l'insulto e l'uccisione dei suoi servi. Il re, indignato, fa uccidere quelle persone e ne invita altre. Chiunque può essere presente al banchetto. Nasce però il caso di una persona che è senza abito nuziale e anche costui viene condannato. Il significato per la gente di quel tempo era molto chiaro: il popolo di Israele ha rifiutato l'invito del Maestro e allora Gesù e la Chiesa vanno in cerca di tutti coloro che vogliono partecipare al banchetto. Non basta entrare nella sala, ma bisogna possedere l'abito nuziale, cioè essere persone che vivono nella giustizia e nella pace. La frase di Gesù: "Amico, come hai potuto entrare senz'abito nuziale", ci rimanda al perché operiamo alcune scelte, perché andiamo a Messa, cosa significa essere credenti. Come possiamo essere fedeli ad un percorso di fede che possa nutrire il nostro essere? Gesù accoglie tutti, senza alcuna distinzione e ci fa comprendere come l'unico criterio selettivo è operare frutti di giustizia e di pace. Noi siamo chiamati a rivedere le nostre scelte, lo stile della nostra vita, il modo di accogliere gli altri, il criterio del nostro servizio. Non è sufficiente stare dentro una Chiesa, ma è necessario essere persone in grado di vivere la fede genuina e schietta. Il futuro della Chiesa sarà un futuro di qualità. Oggi siamo chiamati a dare tutto a tutti e questo tipo di pastorale andrà ancora avanti. Ma si sente, dal basso, l'esigenza di creare delle formazioni differenziate per coloro che vogliono vivere una fede ancora più profonda. Questo, al fine di creare quelle figure di spessore che tanto mancano e servono alla Chiesa e alla società di oggi. Persone che non si accontentano del minimo sindacale, di non fare nulla contro, ma in grado di creare percorsi di fede per giovani, fidanzati, adulti e nel sociale. La Chiesa di oggi è chiamata ad operare questa svolta per ridare vigore, spessore ad una fede che risulta in molti casi sbiadita e non in grado di affrontare le grandi sfide di oggi. La comunità cristiana è invitata a essere il luogo di una completa accoglienza verso ogni persona, però nella diversità di un percorso di vita e di fede. O la Chiesa ridiventa contemplativa o perde la radice del proprio esistere. Madre Teresa invitava le sue sorelle a pregare almeno tre ore prima di cominciare una giornata di servizio ai lebbrosi. I richiami che ci vengono dalla società civile e dall'interno della Chiesa fanno ben sperare. Tenendo sempre presente che, in questa terra, saremo sempre dei pellegrini, che tendono ad una perfezione che sarà raggiunta solo nella vita eterna. |
É a página de todos que acreditam na amizade e no seu poder de libertação e felicidade.É o lugar daqueles que percebem na amizade o fator de realização e perfeição. Quem vive a fazer o bem é feliz!
IL BANCHETTO DEL RE
Incontro delle famiglie
RIUNIONE DEL 24 SETTEMBRE 2011
Il 24 settembre 2011 il Gruppo Famiglie di Santa Maria a Monte si è riunito per la prima volta dopo il periodo estivo.
La forte affluenza di persone, al di là di ogni più rosea aspettativa, appare denotare l’effettiva necessità di una simile iniziativa, quale luogo di confronto, dibattito, comunicazione e comunione delle esperienze di ciascuno, impegnato a vivere gli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo all’interno della famiglia quale vera e propria “Chiesa domestica”.
La discussione, aiutata da un intenso momento di preghiera ed animata dalla fondamentale presenza dei nostri parroci, Don Marco e Don Giorgio, ha permesso di porre sul tavolo una prima serie di argomenti concreti in merito soprattutto al vivere la propria quotidianità con un rinnovato “stupore”, riscoprendo i ruoli di educatori e di sposi. “Stupore”, questo, che può soltanto riscoprirsi alla luce di quell’amore caritatevole che è Dio.
“Ego sum lux mundi” (“Io sono la luce del mondo”) vuole appunto sottolineare questo impegno a vivere la famiglia (e nella famiglia) illuminati dalla carità di Cristo. La Chiesa, infatti, “… è profondamente convinta che solo con l'accoglienza del Vangelo trova piena realizzazione ogni speranza, che l'uomo legittimamente pone nel matrimonio e nella famiglia” (Familiaris Consortio 3).
Molti sono stati gli interventi delle coppie nel corso della riunione, i quali hanno sottolineato come il matrimonio sia una casa costruita sulla roccia (cfr. Mt 7, 21.24-29), i cui mattoni sono cementati dall’amore quotidiano. E come quella stessa casa abbia bisogno di una perenne “manutenzione” per mantenersi salda. Una continua cura degli affetti (nella coppia e con i figli) permetterà infatti, non solo di mantenere intatta la famiglia nella tempesta, ma anche e soprattutto di migliorarla nel tempo tanto da poter fare nostre le parole di Cristo: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5, 13-16).
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