RIO DE JANEIRO. Nel penultimo giorno del viaggio a Rio de Janeiro, papa Francesco parla di politica. La 'leadership' sappia scegliere per il «bene comune», il «senso etico» dei dirigenti è la 'sfida storica senza precedenti«, afferma durante una cerimonia nel Teatro municipale della città gremita e con, in prima fila, dirigenti, autorità, artisti e rappresentanti della società civile. Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio, sottolinea il Papa, che ancora una volta, parlando di tematiche quali la politica, lo sviluppo e la poverta», sceglie di picchiare duro.
In un momento, tra l'altro, del tutto particolare per il Brasile: il colosso dell'America Latina si trova infatti in una nuova tappa storica, dopo le manifestazioni contro le diseguaglianze sociali che a giugno hanno scosso in profondità non solo Rio oppure San Paolo, ma l'intero paese. «Tra l'indifferenza egoista e la protesta violenta c'è un'opzione sempre possibile: il dialogo», prosegue il Papa argentino, che definisce inoltre «fondamentale il contributo delle grandi tradizioni religiose, che svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia».
«Il futuro esige da noi una visione umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli elitarismi e sradichi la povertà», sottolinea Jorge Bergoglio, che poi chiama in causa apertamente «chi ha un ruolo di guida». I dirigenti di un paese, la classe politica, devono in altre parole «avere obiettivi molto concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli», anche se possono esserci «disillusione, amarezza e indifferenza» se le aspirazioni non si avverano. Chiudendo il suo applauditissimo intervento al Teatro, il Papa ricorda che «la fraternità e collaborazione tra gli uomini per costruire una società più giusta non sono un'utopia».