Dialoghi a una voce (quando non hai nessuno a cui rivolgerli)
Mi barcameno fra dubbi e indecisioni, marubbi e incomprensioni, sono la rovina, la fine.
Se ho qualcosa da dire, la tengo dentro me e risolvo altrimenti. Fingo di mordere ma poi non denti, e allora ingoio e sto zitto. Compongo questo testo ma non sono io a parlare. Ti conosco meglio di quanto tu non creda.Voglio esser non banale, e nel farlo finisco per essere il solito borghesuccio, scheletri nell'armadio e polvere sotto il tappeto, e poi ti accuso dei miei fallimenti di comunicazione. Emorragie interne e ti urlo contro perché non te ne sei mai accorta. Ti penetro per meglio comprenderti. Perché tu possa meglio comprenderti.
Rancore, rimorso, vendetta, sensi di colpa: si vedi che di me non conosci che la buccia, e non la polpa. Poteva essere diverso, ma mi sono lasciato abbagliare dal carisma e dalle mie insicurezze, e ho riversato su di te le mie frustrazioni. Capirò tutto questo in tempo. Sarà tardi. Troppo tardi. Ho zanne che non mi appartengono, e altari.Ho paura. Paura che possa ricominciare tutto, e non vedo che nei tuoi sforzi dovresti essere tu quello che dovrebbe avere più paura. Non lo voglio vedere, perché io sono il centro. E per me lo sei. Ho forze che non conosci, e strategie poco chiare per sconvolgerti e cambiarti.Ho cercato rifugio in fretta, ché non riesco a viver da solo. E fingo al momento di essere, ma incrinature nella maschera rivelano. Lontananza, appartenenza son i magli che su di me si abbattono. Corteggiandoti, ma non lo ammetto, ti torturo. Sarò una tortura anch'io, ma solo per salvarti.Ti sogno e poi "oh, non era che un sogno, un balbettio notturno della mia mente". Ma è quello che non ammetto che mi consuma, a guisa di goccia su roccia. Potessi capire al più presto, eviteresti il sacrificio. Ma è così che andrà. È così che deve andare. E tu nega, nega. Nega e annega. Menti a me e a te. Nega ciò che vuoi. Come al solito, verrò in tuo soccorso. Ma non ti piacerà.
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