Il tema del dialogo tra scienza, etica e democrazia è oggi al centro
dell’attenzione delle menti più avvedute, credenti e non credenti, specie in
relazione alle molteplici emergenze ecologiche e all’utilizzazione delle
biotecnologie in campo agro-alimentare. Il pensiero cattolico non è assente in
questo dibattito e, anzi, vi partecipa in modo attivo, come è reperibile tra l’altro
nelle parole che Giovanni Paolo II pronunciò nel Giubileo del 2000, quando
invitava tutti a “resistere alle tentazioni di una produttività e di un guadagno
che vadano a discapito del rispetto della natura. Da Dio la terra è stata affidata
all’uomo ‘perché la coltivasse e la custodisse’ (Gen 2,15). Quando si dimentica
questo principio, facendosi tiranni e non custodi della natura, questa prima o
poi si ribella. Dio perdona, la natura non perdona”. E aggiungeva “E’ un
principio da ricordare nella stessa produzione agricola quando si tratta di
promuoverla con l’applicazione di biotecnologie; queste non possono essere
valutate solo sulla base di immediati interessi economici. E’ necessario
sottoporle previamente ad un rigoroso controllo scientifico ed etico, per evitare
che si risolvano in disastri per la salute dell’uomo e per l’avvenire della terra”.
Una posizione che non vuole essere di chiusura al progresso scientifico, ma di
discernimento sapienziale e di ricerca di un modello di sviluppo che sia
realmente sostenibile.
L’affermazione del biotecnologo a cui fa ririferimento Mario Capanna nella
sua nota, in base a cui “l’importante è il prodotto, non la tecnologia con cui è
ottenuto”, è di una gravità inaudita. Nella misura infatti in cui si teorizza
l’indifferenza della tecnologia rispetto al suo risultato e si fa ricorso al principio
machiavellico del fine che giustifica i mezzi, si separa la scienza dall’etica, con
una scelta di cui si stanno già pagando i prezzi, compresi gli abusi perpetrati
dalla banche e l’attuale grave crisi economica mondiale.
Al fine di introdurre un minimo di chiarezza in un campo tanto complesso e
impegnativo come quello del rapporto scienza-etica, ritengo si possano tener
presenti almeno quattro nodi problematici: la distinzione tra ricerca scientifica e
tecnologia; l’urgenza di una ricerca scientifica pubblica, e non solo in mano alle
grandi multinazionali; l’equivoca utilizzazione delle leggi della fisica
nell’ambito della biologia e della ricerca bio-medica; la questione della
brevettazione degli OGM e il business che vi sta dietro.
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