Offriamoci dei regali
perché Dio
Ci ha donato un Regalo
senza prezzo;
Ci ha offerto se
stesso in un Bambino!
Il progetto dell’uomo è farsi Dio. Il Natale proclama
e celebra il più grande evento della storia: il Verbo si è fatto carne e ha
messo la sua dimora fra noi (Gv 1,14). Accaso abbiamo riflettuto a sufficienza
cosa significa Dio farsi uomo? Dio, il nome che il linguaggio umano ha pensato
per esprimere l’assoluto Senso del mondo, il definitivamente Importante
dell’esistenza, la suprema Realizzazione di ogni bene che si possa immaginare,
l’eternità dell’Amore e la perennità della Felicità, proprio questo e non
qualsiasi altra cosa si è fatto uomo. La portata di simile affermazione ci
sfugge: solo ci resta l’ammirazione e la stupefazione.
Possiamo riflettere – per celebrare bene e godere
meglio – com’è questo Dio che nutre simile simpatia per gli uomini. Adesso
vogliamo guardare l’altra parte e domandarci: Chi è l’uomo perché Dio ha voluto
essere uno di loro? Quale grandiosità c’è nell’uomo per affascinare così il
Supremo?
Oh uomo, chi sei tu? A ogni esistenza palpita questa
domanda. La risposta non si trova in nessun libro. Ogni persona deve rispondere
per se stessa. In questo tutto si decide il senso assoluto o l’eterno fracasso.
Oggigiorno, più che mai, abbiamo le informazioni più
accurate sull’uomo. Nonostante tutta la
nostra conoscenza non sappiamo cosa sia l’uomo. Sembra che sappiamo ancora mano
dai nostri ancestrali sul senso della gioia e della tristezza, della vita e
della morte. Oh uomo chi sei tu?
Gli ultimi secoli hanno inflitto all’uomo tre gravi
umiliazioni: quella cosmologica, quella biologica e quella psicologica (Freud).
Noi cristiani possiamo ammettere una quarta umiliazione, la più antica fra
tutte, quella religiosa.
Queste quattro umiliazioni ci fanno vedere la
piccolezza umana, della dimensione delle tenebre che sorvolano il suo
mondo, della carica di negatività che
circola nella sua storia.
E proprio queste umiliazioni procurano le possibilità
di una grandiosità ancora più grande della persona. Come afferma Pascal: l’uomo
è una canna pensante, fragile, così fragile da morire con una goccia d’acqua ma
questo essere è l’unico nella creazione a sapere della propria fragilità. Qui si
trova la sua maestà.
Chi è l’uomo? È miseria e nobiltà. La sua nobiltà è
ancora più grande quanto nasce della sua miseria. Fondamentalmente l’uomo sorge
come un’interrogazione aperta. È ansia di pienezza, nostalgia infinita e grido
negli immensi spazi vuoti. Chi lo
risponderà? Cerca l’Infinito e soltanto trova i finiti. Cerca un Amore assoluto
e soltanto s’incontra con abbozzi che esasperano ancora di più la sua
investigazione. Qual è il proposito dell’uomo? Essere come Iddio: pieno,
assoluto, eterno, infinitamente realizzato. Può realizzare quest’utopia?
Riposare il cuore inquieto?
Quando professiamo, nella notte santa del Natale, il Verbo si è fatto carne e venne
abitare in mezzo a noi, noi crediamo: Dio ha preso su di se la miseria umana e
la gloria umana, ha incarnato le interrogazioni del cuore per rispondere
definitivamente in positivo tutte quante (cfr. 2 Cor 1,19). Il grido umano era
l’eco della voce dello stesso Dio rimbombando dentro del cuore di ognuno.
Questa voce è uscita e si rivela cioè la Parola di Dio, Cristo Gesù, si è
pronunciata totalmente dentro del mondo. Gesù è la grammatica che ci fa capire
chi sia Dio e chi è l’uomo, l’essere capace di accogliere Dio.
Quando professiamo, nella festa del Natale, con
inaudita gioia, il Verbo si è fatto
carne, crediamo: Dio è qui. È venuto per sempre. Lui si chiama Gesù di
Nazareth. Da questo Bambino Dio ha detto definitivamente al mondo e all’uomo: io ti amo. Questa parola di amore divino
fatta carne non lascia il mondo indifferente; in Lui tutto acquista un nuovo
senso; niente è più assurdo perché Dio ci ha detto: io ti amo. Nella nostra notte si accende una Luce che mai più si
spingerà. Dio ha detto alla nostra solitudine, alle nostre lacrime, alle nostre
angosce, alle nostre fragilità: io ti
amo.
Con Cristo Gesù si è esploso e imploso l’ultimo senso
per dentro e per fuori della nostra vita. In questo Bambino il mondo e l’uomo
arrivarono a un bel fine: siamo arrivati a Dio. Si è manifestato il Senso
assoluto. Per questo recitiamo, ma no, preghiamo fra lacrime:
“In principio era il Senso
E il Senso era in Dio
E il Senso era
Dio.
E il Senso si è fatto carne
E venne abitare in mezzo a noi.
E noi abbiamo visto la sua gloria
Gloria dell’Unigenito del Padre
Pieno di grazia e di verità”
(Cfr. Gv 1,
1-14).
P. Jorge Ribeiro
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