Erich Fromm
AVERE O ESSERE?
AVERE O ESSERE?
1.
Avere ed essere sono modalita' esistenziali, entrambe sono potenzialita' della natura umana: alla base della modalita' esistenziale dell'avere vi e' un fattore biologico, la spinta alla sopravvivenza (pag.134), alla base della modalita' esistenziale dell'essere c'e' il bisogno di superare il proprio isolamento, che e' una condizione specifica dell'esistenza umana. A decidere quale modalita' avra' il sopravvento per la maggioranza e' la struttura sociale con le sue norme ed i suoi valori (pag.141).
Il carattere sociale fonde la psiche individuale e la struttura socioeconomica (si' che gli individui "desiderano fare cio' che devono fare", pag.176).
I mutamenti solo psichici sono limitati alla sfera privata e sono inefficaci come i mutamenti economici, se non riguardano anche il carattere. La struttura caratteriale dell'individuo costituisce il suo vero essere, mentre il suo comportamento puo' essere solo una maschera, un'apparenza (pag.130; il fanatismo, osserva l'Autore, talvolta serve a coprire impulsi opposti, pag.116).
Le strutture socioeconomica, caratteriale, religiosa sono inseparabili (pag.182); la rivoluzione francese non fu solo politica ma anche religiosa (pag.189).
2.
L'uomo, osserva Fromm, e' come un recipiente che mentre lo si riempie, ingrandisce, cosi' che non sara' mai pieno (pag.93), il nostro io e' alla base del nostro sentimento di identita' e comprende sia qualita' effettive (corpo, possessi, cognizioni) che fittizie (immagini di noi, pag.100).
La determinazione istintuale minima che caratterizza la specie umana rende necessari i sistemi referenziali di orientamento (mappe) e gli oggetti di devozione (mete, pag.180), mappe e mete che peraltro non sono mai del tutto esatte e mai del tutto sbagliate (pag.181): ogni cultura (passata, presente, futura) comprende sia i mezzi di orientamento che gli oggetti di devozione, vale a dire una religione. L'atteggiamento religioso e' un aspetto della struttura caratteriale (pagg.177-178).
La liberta' umana e' limitata dal nostro io, dai possessi e dalle opere; la liberta' come condizione per la creativita' comporta non avere legami che impediscono la propria autorealizzazione (pag.92).
3.
AVERE
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ESSERE
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avidita', incorporazione di cose o simboli, possesso, dominio, proprieta' acquisitiva | non-avere (rinuncia a cose, potere, dominio, perfezione personale, al proprio io), "vuoti e poveri" (pag.121), proprieta' funzionale |
autorita' irrazionale (avere autorita') basata sul potere (permanente) | autorita' funzionale (essere un'autorita', pag.59) fondata sulla competenza e revocabile |
alienazione dell'autorita' (nel titolo, rango, uniforme, pag.62) | assenza di legami con cio' che abbiamo (il nostro io, i possessi, Dio, pag.91) |
conoscenza come certezza della verita', avere piu' conoscenza, conservazione (di idee, ecc., pag.49), conoscenza possessiva (avere conoscenza), illusioni | conoscenza come processo di autoaffermazione della ragione umana, conoscere piu' profondamente,ignoranza come parte del processo del conoscere (pag.64), dimenticare di sapere (pag.90), de-lusione (pag.63) |
connessioni logiche e meccaniche dei concetti, ricordi scritti (pag.54) | creativita', coinvolgimento, connessioni emozionali dei concetti, dialogo |
piacere accompagnato da delusione (pag.156), consumo, tossicomanie (pag.46) | gioia come processo del divenire (attivita', movimento, esperienza, mutamento, pag.158) |
amore come oggetto, cosa (avere persone), gelosia, principio patricentrico (amore condizionato, giustizia) | atto di amare, attivita' produttiva (pag.71), principio matricentrico (amore incondizionato, misericordia e compassione) |
affermazione della propria superiorita' sugli altri (conquistare, depredare, p.112), individualismo come ricerca del successo personale (p.100), competizione, antagonismo, paura | dare e condividere, individualismo come liberazione da catene sociali |
moderna domenica come fuga da se stessi (pag.77), attivita' alienata (pag.122), essere indaffarati (pag.93) | sabato ebraico come giorno di armonia (con se stessi, con gli altri esseri umani e la natura), attivita' produttiva (pag.123) |
neopaganesimo, idolatria, peccato (pag.165), fede come sottomissione ad un'autorita', eroe pagano, religione industriale (pag.192) | martire cristiano (pag.186), fede come atteggiamento intimo, certezza fondata sulla mia esperienza,umanesimo |
immutabilita' del soggetto e permanenza dell'oggetto (pag.107), rapporto di morte (soggetto ed oggetto sono cose, pag.108) | esperienze non descrivibili a parole (pag.120), rapporto di vita (processo vivente tra soggetto ed oggetto) |
ansia e insicurezza di perdere cio' che si ha (pag.147), paura di morire (pag.168) | fede in noi stessi e nelle nostre capacita' creative |
"io sono cio' che ho" (pag.150), avidita', bramosia, ingordigia, cupidigia | godimento condiviso, compartecipazione (pag.153) |
pace come tregua | pace come armonia (pag.151) |
tempo passato (ricordo) e futuro; sottomissione al tempo, che diviene nostro dominatore (pag.170) | qui ed ora, atemporalita', eternita' (l'atto creativo trascende il tempo, pag.169); rispetto del tempo e dei suoi cicli |
L'Autore distingue due forme di essere, una contrapposta all'avere, l'altra all'apparire (pag.43), e distingue l'avere esistenziale (beni necessari per soddisfare bisogni) dall'avere caratteriologico, che e' socialmente determinato ed in conflitto con l'essere (pag.117).
Il possesso e' un momento transitorio del processo vitale (pag.107), nella storia umana la proprieta' privata costituisce un'eccezione e non la regola; Fromm elenca altre forme di proprieta': autoprodotta, personale o funzionale, limitata, comune (pag.98). La stragrande maggioranza e' esclusa dalla proprieta' dei mezzi di produzione (capitali e impianti), molto piu' diffusa storicamente e' invece la proprieta' patriarcale, che e' una proprieta' non su cose ma su esseri viventi (moglie, figli, animali, pag.99).
4.
Gli eroi in mitologia e religione sono individui che abbandonano i loro possessi, che si distaccano (pag.145). La sicurezza derivante dal possesso e l'insicurezza di restare privi di quanto si possiede caratterizzano il modo di vivere errato: paura dei ladri, dei mutamenti economici, delle rivoluzioni, delle malattie, della morte (pag.146).
Il consumo, osserva l'Autore, perde in fretta il proprio carattere gratificante e pertanto impone di consumare sempre di piu' (pag.47).
Il contratto matrimoniale, rileva Fromm, puo' trasformare il matrimonio da amore reciproco in possesso amichevole, e l'interesse si sposta su cio' che i coniugi hanno in comune (casa, figli, rango sociale, denaro, pag.71); le difficolta' del matrimonio derivano dalla struttura esistenziale possessiva della societa' e degli individui che la compongono (pag.72).
La modalita' dell'avere porta al conflitto, allo scontro sia fra gli individui che fra le nazioni (pag.151). Nell'ambito della modalita' esistenziale dell'avere, l'Autore distingue il carattere tesaurizzante, autoritario, accumulatorio e fondato sul valore d'uso dal carattere mercantilistico, basato sul valore di scambio (vendibilita' di se) e caratterizzato da indifferenza, atrofia emozionale, alienazione (la meta e' costituita dall'adeguato funzionamento). Il carattere mercantilistico puo' mutare piu' facilmente di quello accumulatorio (pag.259).
5.
Nell'introduzione al libro, Fromm analizza i fallimenti della Grande Promessa:
Massimizzazioni (promesse)
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Fallimenti
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potere (dominio sulla natura) | pericoli ecologici e rischio di conflitti |
abbondanza materiale | abbondanza limitata ai soli paesi ricchi |
felicita' come soddisfazione di tutti i desideri | alienazione |
liberta' personale | manipolazioni (mass media, governi, industria) |
La salute mentale e' il risultato del vivere bene (pag.128), la massimizzazione del piacere non conduce al vivere bene (pag.16); i principi etici dovrebbero determinare il comportamento economico (l'Autore distingue i bisogni oggettivamente validi dai desideri), mentre il capitalismo ha separato il comportamento economico dai valori etici: la domanda fondamentale non e' infatti cosa e' bene per l'uomo ma cosa e' bene per lo sviluppo del sistema (pag.21).
I sacrifici necessari per mutare il nostro modo di vita sono tali da far preferire una catastrofe futura, mentre i leaders fingono di operare efficacemente (trattive e conferenze senza fine, pagg.25-26); eppure, secondo Fromm, l'utopia e' oggi piu' realistica del realismo (pag.261).
L'analisi sull'uomo nuovo e' a pagg.221 e seguenti; la nuova societa' deve essere caratterizzata da crescita selettiva, sicurezza, soddisfazione psicologica, decentramento, partecipazione (decisiva), informazione, sviluppo scientifico, democrazia industriale, "liberazione delle donne dal dominio patriarcale" (pag.248), disarmo atomico.
La religiosita' umanistica, osserva Fromm, e' senza religione (non e' istituzionalizzata), Citta' di Dio e Citta' Terrena sono tesi ed antitesi la cui sintesi e' la Citta' dell'Essere (pag.262).
La discussione sul reddito minimo garantito e' a pag.247 e seguenti, e si fonda sull'argomento del diritto incondizionato degli essere umani a vivere, diritto che e' indipendente dai loro adempimenti verso la societa'. L'Autore esamina anche la forza persuasiva che potrebbe avere uno sciopero dei consumatori, dove una minoranza potrebbe produrre mutamenti efficaci (pag.234).
6.
L'arte di essere (pagg.221 e seguenti) riguarda :
A) uno scopo supremo dell'esistenza che e' la piena crescita di se stessi e dei propri simili;
B) due negazioni:
- rinunciare al proprio narcisismo, ad adorare idoli, alle illusioni;
- rinunciare a tutte le forme di avere (possedere, controllare, raggiungere l'obiettivo);
C) attivita' positive quali il rispetto di ogni forma di vita, dare e condividere, lo sviluppo della propria capacita' di amare e di pensare in maniera critica, lo sviluppo della propria fantasia (come anticipazione di possibilita' concrete), conoscere se stessi, essere presenti, far propria una liberta' che non sia arbitrarieta', essere consapevoli che nessuno e nulla fuori di noi puo' dare significato alla nostra vita e che male e distruttivita' sono conseguenze necessarie del fallimento del nostro proposito di crescere.
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