Riflessioni sull’”Anno della Fede” per il
Consiglio di Pastorale
Parrocchia
San Giovanni Apostolo ed Evangelista
Santa Maria a Monte (PI)
Per don Giorgio Ribeiro
Premesse:
·
Abbiamo letto la “Lettera del Papa” sull’Anno della Fede e
anche quella del nostro Vescovo? Leggete, ma “Non
leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per
istruirvi. No, leggete per vivere”
(Gustave Flaubert).
·
Siamo qui senza la pretesa di fare di questo
momento un trattato teologico o una lezione dogmatica sull’Anno della Fede o
sulla Lettera Apostolica in forma di Motu
Proprio: Porta Fidei o gli altri
strumenti, penso che questa non sia la sede e il momento appropriato (tempo,
spazio, interessi);
·
Non si pretende toccare tutti i punti e i temi
suggeriti nel documento del Papa o nella Lettera del Vescovo, ma fare delle
riflessione frammentaria sulla Fede in genere e su questi documenti, per
trovare le nostre proprie idee e iniziative;
·
Nemmeno qui si tratta di una sede per la critica
accademica o pastorale ai documenti citati, ma solo esporre, evidenziare,
approfondire un poco gli ultimi suggerimenti della Chiesa sul campo della fede
e proporli come strumento di lavoro, perché questi possono aiutarci a ravvivare
la nostra fede personale e comunitaria e mettere in pratica i suggerimenti del
Papa e del Vescovo come segno di comunione e di ecclesialità;
·
In fine, qui non
si pretende nemmeno dare una ricetta di come ogni persona o gruppo possa
incontrare il “quid” per la propria
vita di fede e come nutrirla, non si può scendere a questi dettagli concreti
parlando per molti come nel presente caso, cioè ognuno e ogni gruppo deve per
proprio conto trovare i modi concreti di mettere in pratica le indicazioni dei
documenti e scoprire come assumere in prima persona la necessità di ravvivare
la fede.
Detto
questo passiamo alla nostra esposizione: Il documento sull’Anno della fede, Porta Fidei, fa un’analisi del fenomeno
della fede nei nostri giorni e comincia affermando che: “La “porta della fede” (cfr. At 14,27) che introduce alla vita di
comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per
noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene
annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma.
Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la
vita” (1). La fede nasce dall’ascolto della Parola,
parola di speranza e di comunione la quale ci permette di entrare in unione
profonda col Signore.
Oltre a fare una fenomenologia della fede, il documento dice che cosa è
la fede e come il cristiano deve viverla e perché si istituisce un anno della
Fede:
La lettera afferma che: “La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6)
diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita
dell’uomo (cfr Rm12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17) (6). Dunque, ribadisce che la fede non è una devozione
particolare, ma un modo di vivere, cioè il credente si relaziona con la realtà
e con la vita stessa a partire del prisma della fede e da essa cerca di
illuminare tutte le sue dimensioni.
Poi la Lettera metti in evidenza che “La fede, proprio perché è atto della
libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede (10)”,
ossia la adesione a una fede è proprio di chi, nella disponibilità e nella
piena coscienza di sé accoglie la
Paraola e il dono della fede offerto come grazie e
partecipazione responsabile alla costruzione di un mondo migliore.
La fede è la via che ci permette di entrare nel
mistero di Dio stesso, dice il Papa che “la
conoscenza della fede introduce alla totalità del mistero salvifico rivelato da
Dio (10)”, il che significa che solo attraverso questo dono la persona può entrare
nella generosità senza limiti del Padre.
A questo punto alcune domande sono inevitabili:
Che significa credere? E perché si deve
credere? Come fare per sviluppare o ravvivare la fede? Risponde il Papa dicendo
che: “La fede, infatti, cresce quando è
vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come
esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore
nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare:
apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito
del Signore di aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli (7). La
fede è qualcosa di positivo e strutturale nella vita della persona, è essa che
permette vivere l’amore e la speranza con la fiducia e la conoscenza per
stabilire un vincolo di vita e di gioia; senza la fede, dunque, la mente e il
cuore rimangono statici e non danno i frutti aspettati e essa nasce e si nutre,
come già accennato, dall’ascolto e dall’accoglienza della Parola di Dio.
Come tutte le realtà umane, anche la fede ha
bisogno del suo tempo e spazio per potere manifestarsi senza costrizioni e
senza paure, dunque un anno della fede è opportuno per vivere intensamente e
pubblicamente la fede personale, perciò si consiglia nel documento che: “Le comunità religiose come quelle
parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo,
in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo
(8)”. Con tante situazioni che mettono a disagio il credente, anche esso si
senti motivato o preferisci essere discreto nel vivere la propria fede, allora
che un anno di incentivo e di presa di coscienza può incoraggiarlo a essere più
convinto e più forte nel vivere e manifestare la propria credenza.
La fede è questa energia che pervade tutta la
persona e che la spinge a donarsi e a vivere in sintonia con la chiamata del
Signore; ci sono tanti esempi di fratelli che hanno fatto della fede il
passaporto per la realizzazione personale e di quelli attorno a loro: “Per fede, nel corso dei secoli, uomini e
donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la
bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare
testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione,
nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono
chiamati (13). La fede non è un peso, cosicché trovarla e assumerla
significa mettersi continuamente in cammino perché in essa si può scoprire il
tesoro e il senso del proprio camminare verso la felicità voluta da Dio per
tutti noi.
La fede, come tutte le virtù, non si esaurisce
nei concetti e discorsi, ma deve essere tradotta in atti di fiducia e in opere
di vita, cosicché la Porta Fidei dice che “L’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per
intensificare la testimonianza della carità (14)”. E continua nello stesso
paragrafo evidenziando che: “La fede
senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un
sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda,
così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino”. Il credente
ha la conferma della sua fede, tanto nella coscienza di ascoltare la Parola e nella libertà di
seguire la chiamata, quanto nell’opera di carità, cioè nella carità operosa,
generosa e costante la fede trova la sua miglior traduzione.
Poi in aggiunta ad essa, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) offri alcune note indicative e pratiche di come vivere
l’Anno della Fede nella Chiesa in genere, nelle Diocesi e anche ognuno personalmente:
“L’Anno della fede vuol contribuire ad una rinnovata
conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i
membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel
mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della
fede” (Introduzione), ossia il guardare
verso il Signore come via e metodo per poter godere la gioia di una fede
infuocata e operosa.
Per chiarire meglio le indicazioni ho scelto
alcune indicazioni che possono essere applicate anche a noi; per tutti i
credenti si dice che: “Per tutti i
credenti, l’Anno della fede offrirà un’occasione propizia per
approfondire la conoscenza dei principali Documenti del Concilio
Vaticano II e lo studio del Catechismo
della Chiesa Cattolica. (I, 6). Riscoprendo i tesori
della Chiesa si può riscoprire anche il valore della propria fede.
Subito la Lettera evidenzia una indicazione pratica per la
formazione della fede, ossia che “Detto Anno sarà occasione propizia per
un’accoglienza più attenta delle omelie, delle catechesi, dei discorsi e degli
altri interventi del Santo Padre. I Pastori, le persone consacrate ed i fedeli
laici saranno invitati a un rinnovato impegno di effettiva e cordiale adesione
all’insegnamento del Successore di Pietro” (I,7). È un invito a mettere
attenzione e fare buon uso del tesoro esistente e custodito nel seno della
Chiesa, cioè uno sguardo ai beni già presente e che necessita solo di essere
applicato e vissuto.
Poi la CDF indica ai vescovi e alle
Conferenze Episcopali l’importanza di attualizzare nella propria realtà
diocesana i tesori della fede esistenti nella Chiesa: “Ogni Vescovo potrà
dedicare una sua Lettera pastorale al tema della fede, richiamando l’importanza
del Concilio
Vaticano II e del Catechismo
della Chiesa Cattolica e
tenendo conto delle specifiche circostanze pastorali della porzione di fedeli a
lui affidata” (III, 2). Queste indicazioni hanno seguito molti
vescovi, noi abbiamo la lettera pastorale che ci aggiorna e ci esorta sul
questo camino, come vediamo tra poco.
Un richiamo a leggere, meditare e arricchirsi
con le riflessioni e suggerimenti fatti dal Papa nella Porta Fidei, dunque che “in
preparazione all’Anno della fede,
tutti i fedeli sono invitati a leggere e meditare attentamente la Lettera apostolica Porta
fidei del Santo Padre Benedetto
XVI”. (IV, 1). Quanti di noi ha letto la Lettera del Papa e anche
quella del nostro Vescovo? Ogni cristiano che prendi sul serio la propria fede,
se ancora non ha fatto, deve fare prima della scadenza di questo anno della
fede, cioè come impegno, serietà e responsabilità nel cammino di fede.
Il nostro Vescovo, nella sua Lettera
Pastorale per l’anno 2012-2013, indica, partendo della Porta Fidei e nel motu della
Congregazione della Dottrina della Fede, la necessità di incrementare la vita
di fede in tutti noi fedeli cristiani e offri delle indicazioni pratiche di
come si può raggiungere questa meta.
Scrive il nostro Vescovo esortandoci a vivere questo anno nella sintonia
di tutta la Chiesa :
“Carissimi, l’anno 2012-2013 ci servirà,
con l’aiuto di Dio, a ritrovare la nostra fede, a conoscerla meglio, a
professarla con più convinzione, a testimoniarla e comunicarla con molta più
energia e gioia di quanto abbiamo fatto fino ad oggi. Al centro dell’anno
pastorale ci sarà dunque proprio il nostro mirabile “Credo”. Che cosa significa
“credere”? Che cosa vuol dire per la nostra vita credere in Gesù morto e
risorto per noi, in un Dio che è Padre e che ci dona il suo Spirito? Qual è la
“proposta di vita” che Dio ci fa e alla quale ci è chiesto di aderire mediante
la fede? Ha ancora senso credere nel Dio di Gesù Cristo oppure si può ormai
vivere senza la fede? Ad essere credenti o a non esserlo, che cosa cambia nella
nostra vita?” (1).
Dopo questa introduzione piena di interrogativi che cerca di abbracciare
le realtà spirituale della persona, il Vescovo si dirige direttamente a chi
lavora all’interno della Chiesa e dice: “A
noi, impegnati già da un po’ di tempo a maturare una maggiore attenzione
pastorale nei confronti delle famiglie in formazione, delle giovani
famiglie e degli adolescenti, l’anno
della fede fornirà l’occasione per intensificare questo impegno e chiarirne l’obiettivo: formare sposi
e spose, genitori e figli autenticamente “credenti”, che cioè nella fede in
Gesù risorto condivisa con tutta la comunità, trovino il fondamento della
propria esistenza e imparino giorno dopo giorno a vivere nell’amore, praticando
la giustizia ed edificando un mondo più fraterno, in attesa dei cieli nuovi e
delle terre nuove promesse da Dio. Ciò
richiede necessariamente una migliore consapevolezza dei contenuti e del
significato del nostro “Credo”; la riscoperta del valore della “professione di
fede”. C'è una fede da ritrovare, alimentare, vivere e annunciare” (1).
Dopo le domante generiche sulla fede e sulla necessità dello sviluppo della
dimensione spirituale in ogni persona, il Vescovo convoca a “noi” che siamo
all’interno delle attività parrocchiale a rendere conto della nostra fede e di
trovare mezzi per ravvivarla nelle diverse pastorale, in special modo alle
famiglie e ai giovani.
La seconda parte della Lettera contiene le indicazioni pratiche del
Vescovo, e Lui giustifica le sue parole affermando così: “Qui mi pare opportuno fare un accenno ai Consigli Pastorali parrocchiali
o di Unità Pastorale. Furono una delle conseguenze importanti del Concilio
Vaticano II. Che fine hanno fatto però? Credo sia urgente riprendere in mano
questi strumenti al servizio della
comunione e della missione della Chiesa per rinnovarne lo spirito, ridar loro
il giusto significato, ritrovarne ruolo e importanza, facendo tesoro anche
dell’esperienza di questi 50 anni, con le sue luci e le sue molte ombre” (1.2).
Detto questo seguono altre indicazioni, sulle quale sorvoliamo, anche
perché ritengo che siano atti concreti e giusti, che trovano in se stessi la
propria spiegazione..
La seconda indicazione: famiglia e giovani: 2). IL “CREDO” AL CENTRO
DELL’ANNO PASTORALE. IN FAMIGLIA, e poi CON GLI ADOLESCENTI E I GIOVANI, NELLE
COMUNITÀ PARROCCHIALI. PROSEGUENDO IL CAMMINO DELL'ANNO SCORSO, che ci ha visto
iniziare una specifica attenzione pastorale nei confronti delle famiglie in
formazione, delle giovani famiglie in genere e degli adolescenti. In modo che
durante questo anno si arrivi ad una consapevole e convinta “professione di
fede”, personale, familiare e parrocchiale”.
Ribadisce anche nel terzo punto: 3)
ATTENZIONE ALLE FAMIGLIE E AGLI ADOLESCENTI. E propone questo incremento della
fede per una dovuta rinnovazione, ossia “In
particolare propongo che mediante opportune iniziative si giunga quest’anno
alla rinnovazione della “professione di fede” in ogni famiglia che si riconosca
cristiana. Vorrei inoltre insistere perchè negli itinerari di preparazione al
Matrimonio, attraverso il dialogo amichevole e fraterno, non manchi mai
l’annuncio esplicito di Gesù Cristo, l’accompagnamento alla sua scoperta come
Vivente e l’incontro con la comunità cristiana”(3.1). Lui identifica il centro
della vita cristiana, cioè la famiglia e i giovani e ritiene che infuocando
questi due nuclei si può contagiare di stimolo e gioia tutta la comunità.
Segue poi gli atti specifici di come la Diocesi pensa manifestare
pubblicamente la fede e come ravvivarla: 4. PELLEGRINAGGI DI VICARIATO AL
SANTUARIO DI SAN ROMANO; 5. PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A ROMA; 6. IN QUESTO ANNO È PREVISTA
INOLTRE LA
PARTECIPAZIONE ALLA “SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI TOSCANI”
nel maggio 2013; 7. A
LIVELLO GIOVANILE VIVREMO INFINE IN DIOCESI LA PREPARAZIONE E LA PARTECIPAZIONE ALLA
GMG a Rio De Janeiro (23-28 luglio 2013). Sono atti esterni che devono
implicare una adesione e una convinzione interna della fede vissuta.
Nelle diverse Udienze dei mercoledì, il Papa sta cercando di spiegare, ma
soprattutto di riflettere e miglior indicare come tutti i fedeli possono vivere
la propria fede; chiarisce lui sulla questione dell’intimismo di fede, molto
presente nei movimenti religiosi, cioè di ridurre la fede a qualcosa meramente
intima e personale senza riferimenti alla comunità, dice: “la fede ha un carattere solo personale,
individuale? Interessa solo la mia persona? Vivo la mia fede da solo? Certo,
l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più a
fondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la
mia esistenza che riceve una svolta, un orientamento nuovo” (mercoledì 31
ottobre 2012). Continua il Papa nello
stesso discorso: “La nostra fede è veramente
personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e
si muove nel «noi» della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede
dell’unica Chiesa”. La base e l’adesione sono personale, intrasferibile, ma
il discernimento e lo sviluppo avvengono sempre all’interno della comunità dei
credenti.
Giustificasi
il Papa dicendo che: “Vorrei, infine,
sottolineare che è nella comunità ecclesiale che la fede personale cresce e
matura”. Conscio del ruolo e della luce della comunità in relazione alla
fede di ognuno dei battezzati chiarisce il Papa che: “La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato
contraddice quindi la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere
conferma della nostra fede e per fare esperienza dei doni di Dio: la sua Parola,
i Sacramenti, il sostegno della grazia e la testimonianza dell’amore. Senza
la chiesa, cioè la comunità credente e orante la fede è destinata a essere una
alienazione.
Nel
mercoledì (17 10 2012), il Papa riprende la definizione della fede e con vigore si interroga e proclama che: “la fede è veramente la forza trasformante
nella nostra vita, nella mia vita? Oppure è solo uno degli elementi che fanno
parte dell’esistenza, senza essere quello determinante che la coinvolge
totalmente”?Dopo queste domande fa capire il suo intento in questo anno,
cioè per Lui “Con le catechesi di quest’Anno
della fede vorremmo
fare un cammino per rafforzare o ritrovare la gioia della fede, comprendendo
che essa non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è
l’anima. La fede in un Dio che è amore, e che si è fatto vicino all’uomo
incarnandosi e donando se stesso sulla croce per salvarci e riaprirci le porte
del Cielo, indica in modo luminoso che solo nell’amore consiste la pienezza
dell’uomo”; la fede incarnata che coinvolge tutta la persona, dunque, non è
un opzionale, ma la sostanza stessa dell’essere cristiano.
Segue il
Papa affermando che: “La fede è
accogliere questo messaggio trasformante nella nostra vita, è accogliere la
rivelazione di Dio, che ci fa conoscere chi Egli è, come agisce, quali sono i
suoi progetti per noi. Certo, il mistero di Dio resta sempre oltre i nostri
concetti e la nostra ragione, i nostri riti e le nostre preghiere”. La fede esige
buona volontà, apertura, accoglienza e adesione a Gesù, alla sua persona, al
suo messaggio e alla sua chiamata. Ma dopo questo Egli si domanda: “Ma dove troviamo la formula essenziale della
fede? Dove troviamo le verità che ci sono state fedelmente trasmesse e che
costituiscono la luce per la nostra vita quotidiana? La risposta è semplice:
nel Credo, nella Professione di Fede o Simbolo della fede, noi ci riallacciamo
all’evento originario della Persona e della Storia di Gesù di Nazaret”. E
richiamando di nuovo alla comunione e a rivedere la fede dentro della Chiesa,
solo così il discernimento è vero e il credente capisce che cammina secondo la Volontà del Signore.
Alla fine il Papa ribadisce che la fede non è qualcosa di
scontato o facile, ma un travaglio che il credente deve continuamente
rinforzare e aggiornare, anche perché “Conoscere
Dio, incontrarlo, approfondire i tratti del suo volto mette in gioco la nostra
vita, perché Egli entra nei dinamismi profondi dell’essere umano”. E allora
che si fa chiaro quanto la fede coinvolge tutta la persona, cioè il suo essere
e il suo agire e che senza di essa la persona perde la gioia e il senso della
propria esistenza come credente. Non è solo un appello, ma una necessità esistenziale
dei credenti ravvivare la fede o essa sarà destinata solo a essere oggetto di
riflessione culturale e del passato. Nell’udienza di 07 novembre 2012 il Papa
riconfermava che “l’esperienza umana
dell’amore ha in sé un dinamismo che rimanda oltre se stessi, è esperienza di
un bene che porta ad uscire da sé e a trovarsi di fronte al mistero che avvolge
l’intera esistenza”, cioè l’altro e la fede ci schiudi l’orizzonti e ci
apre la porta verso l’infinito.
Per finire,
una chiamata di attenzione al nostro ambiente parrocchiale, pertanto non è
fuori luogo domandarsi: Tutto questo che abbiamo detto sull’anno della fede e
sulla fede stessa in cosa ci aiuta a
essere più forti e più animati nel nostro percorso di fede? Fino a che
punto ci interessa veramente questa iniziativa della chiesa? Quanto siamo
disposti a sottomettere la nostra vita vissuta e le nostre abitudini religiose
alla luce nuova della fede? E nella nostra Parrocchia, nelle nostre pastorali,
come pensiamo vivere questo anno della Fede? Cosa facciamo sull’ambito
parrocchiale, comunitario e personale per ravvivare la nostra fede? Che
iniziative prendiamo? Sentiamo questa necessità di un rinnovamento della fede o
soltanto seguiamo le indicazioni perché ci sono state consigliate? Davvero
quest’anno illuminerà le nostre vite e le nostre pastorali insieme e con le
luce offerte dalla Chiesa oppure questa qui rimarrà soltanto una giornata di formazione e che poi
ognuno segue come miglior conviene….? Penso che le indicazione date sono
sufficienti e possono essere applicate alla Parrocchia, ai gruppi, alle
famiglie e ad ogni persona in particolare con grande successo (ma bisogna
mettere un poco di buona volontà da parte di tutti, sforzo e perseveranza), cioè
solo se davvero la fede e la sua realtà sono una priorità è che ci impegniamo
veramente cerchiamo di mettere in pratica le indicazioni, per questo ribadisco
che “Le
indicazioni qui offerte hanno lo scopo di invitare tutti i membri della Chiesa
ad impegnarsi perché quest’Anno sia occasione privilegiata per
condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore
dell’uomo, Re dell’Universo, «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,
2) (Nota indicativa della CDF,
Conclusione). Grazie!!!!
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