La vita è una fatica
Vivere con significato, dando il dovuto peso a
ogni azione e prendendo sul serio la propria esistenza non cosa facile, è una
lotta, appunto una fatica. La fatica ordinaria che entra in tutte le dimensioni
della propria condizione umana non permette che la vita sia sempre serena e
tranquilla, ma un costante iniziare e mettersi in cammino; è il movimento, la
fatica che qualifica e dà la vera intensità di una esistenza.
Facciamo proprie queste parole, cioè che “la
vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i
suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele” (Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, 1975),
quando faticare diventa il modo ordinario di essere e vivere, poiché non esiste
conquista umana senza lo sforzo, la reticenza e il dubbio e questo metti ansia
anche nei momenti più gioiosi della persona.
La fatica del quotidiano è frutto del costante
desiderio di superazione e della insoddisfazione che riveste tutta la vita e
dell’altra parte anche per le diverse frustrazioni personale e degli altri,
cioè quando la foschia e il grigio dei propri limiti umani porta il senso
di incompiutezza e di imperfezione spingono a allargare l’orizzonte e superare
le proprie circostanze e questo esige fatica, impegno e determinazione.
Ci sono anche quelli che solo sopravvivono,
che si lascia trascinare per le leggi della vita, senza qualche sforzo di dare
una impronta particolare al proprio dinamismo vitale, come se “La maggior parte
degli uomini in ultima analisi non ama e non brama di vivere se non per vivere.
L'oggetto reale della vita è la vita e lo strascinare con gran fatica su e giù
per una medesima strada un carro pesantissimo e vuoto” (Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900).
Una vita
vissuta con fatica è una vita a volte si
fa pesante, ma è sempre una vita in prima persona, non declinata agli altri; le
difficoltà avvengono anche dalla propria struttura umana che porta con sé un
qualcosa di fratturato, dove la continuità è soltanto per un istante e metti
sempre in evidenza che questa è una storia di debolezza e di fragilità e
rendesi conto di tale realtà è fare della fatica stessa un modo di essere nel
mondo.
Per finire questa piccola
riflessione sulla vita come fatica sia opportuno evidenziare quanto detto da
Schopenhauer, cioè che la fatica è necessaria alla condizione ambigua
dell’uomo, il quale non sarebbe nemmeno vivere senza una continua necessità di
affermarsi e di costruirsi, dunque “se la pressione del bisogno, della fatica, degli sforzi
insopportabili e vani fosse tolta alla vita degli uomini, la loro tracotanza
aumenterebbe, anche se non fino a farli scoppiare, certo fino alle
manifestazioni di stoltezza, o meglio pazzia furiosa, più sfrenate. − Ognuno ha
addirittura sempre bisogno di una certa quantità di preoccupazioni, sofferenze
o necessità, come la nave, per procedere fermamente e in linea retta, ha
bisogno della zavorra” (Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851). Faticare con come il mulo sotto
il peso della carica, ma come ricerca continua di sé e del perché del proprio
vivere, ivi si perde l’utilità dell’essere non ha più ragione di esistere.
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