LA PACE E' UN DONO DI DIO


La pace concerne l’integrità della persona umana ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato. Comporta principalmente, come scrisse il beato Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, di cui tra pochi mesi ricorrerà il cinquantesimo anniversario, la costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull’amore e sulla giustizia [2]. La negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’essere umano, nelle sue dimensioni essenziali, nella sua intrinseca capacità di conoscere il vero e il bene e, in ultima analisi, Dio stesso, mette a repentaglio la costruzione della pace. Senza la verità sull’uomo, iscritta dal Creatore nel suo cuore, la libertà e l’amore sviliscono, la giustizia perde il fondamento del suo esercizio.
Per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali l’attenzione alla dimensione trascendente e il colloquio costante con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si implora la redenzione conquistataci dal suo Figlio Unigenito. Così l’uomo può vincere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che è il peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste.
La realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana. Essa si struttura, come ha insegnato l’Enciclica Pacem in terris, mediante relazioni interpersonali ed istituzioni sorrette ed animate da un « noi » comunitario, implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente, secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri. La pace è ordine vivificato ed integrato dall’amore, così da sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, fare partecipi gli altri dei propri beni e rendere sempre più diffusa nel mondo la comunione dei valori spirituali. È ordine realizzato nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di persone, che per la loro stessa natura razionale, assumono la responsabilità del proprio operare [3].
La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo. Infatti, Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione da Lui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova creazione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo (cfr Ger 31,31-34), dandoci la possibilità di avere « un cuore nuovo » e « uno spirito nuovo » (cfr Ez 36,26).
Proprio per questo, la Chiesa è convinta che vi sia l’urgenza di un nuovo annuncio di Gesù Cristo, primo e principale fattore dello sviluppo integrale dei popoli e anche della pace. Gesù, infatti, è la nostra pace, la nostra giustizia, la nostra riconciliazione (cfr Ef 2,14; 2 Cor 5,18). L’operatore di pace, secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo, oggi e domani.
Da questo insegnamento si può evincere che ogni persona e ogni comunità – religiosa, civile, educativa e culturale –, è chiamata ad operare la pace. La pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società, primarie ed intermedie, nazionali, internazionali e in quella mondiale. Proprio per questo si può ritenere che le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da percorrere per ottenere la pace.
PP. BENEDETTO XVI

San Giovanni Apostolo


San Giovanni Apostolo


Giovanni, figlio di Zebedeo e di Salome, fratello di Giacomo il Maggiore, di professione pescatore, oriundo di Betsaida come Pietro e Andrea, occupa un posto di primo piano nell'elenco degli apostoli. L'autore del quarto Vangelo e dell'Apocalisse verrà qualificato dal Sinedrio come " indotto e incolto ", ma il lettore che scorra anche rapidamente i suoi scritti ne avverte non soltanto l'arditezza del pensiero, ma anche la capacità di rivestire con squisite immagini letterarie i sublimi pensieri di Dio. La voce del giudice divino è per lui "come il mugghio di molte acque".
Giovanni è tuttavia l'uomo della elevatezza spirituale, più incline alla contemplazione che all'azione. P- l'aquila che già al primo batter d'ali si eleva alle vertiginose altezze del mistero trinitario: " In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio".
È tra gli intimi di Gesù e gli è vicino nelle ore più solenni della sua vita. Gli è accanto nell'ultima cena, durante il processo e, unico tra gli apostoli, assiste alla sua morte a fianco della Madonna. Ma contrariamente a quanto possono far pensare le raffìgurazioni dell'arte, Giovanni non era un uomo fantasioso e delicato, e basterebbe il sorridente soprannome imposto a lui e al fratello Giacomo dal Maestro: " Figli del tuono ", per farci pensare a un temperamento vivace e impulsivo, alieno dai compromessi e dalle esitazioni, fino ad apparire intollerante e caustico.
Nel suo Vangelo egli designa se stesso semplicemente come " il discepolo che Gesù amava ". Anche se non ci è dato indagare sul segreto di questa ineffabile amicizia, possiamo indovinare una certa analogia tra l'anima del "figlio del tuono" e quella del "Figlio dell'uomo", venuto sulla terra a portarvi non solo la pace ma anche il fuoco. Dopo la risurrezione Giovanni è quasi costantemente accanto a Pietro. Paolo, nella lettera ai Gàlati, parla di Pietro, Giacomo e Giovanni "come le colonne" della Chiesa.
Nell'Apocalisse Giovanni dice di essere stato perseguitato e relegato nell'isola di Patmos a causa della " parola di Dio e della testimonianza di Gesù Cristo ". Secondo una concorde tradizione, egli è vissuto ad Efeso in compagnia della Madonna e sotto Domiziano fu posto dentro una caldaia di olio bollente, uscendone illeso, e tuttavia con la gloria di aver reso anch'egli la sua " testimonianza". Dopo l'esilio a Patmos tornò definitivamente ad Efeso dove esortava instancabilmente i fedeli all'amore fraterno, come risulta dalle tre lettere, accolte tra i testi sacri come l'Apocalisse e il Vangelo. Morì carico di anni a Efeso durante l'impero di Traiano (98-117) e ivi fu sepolto.

LA VISITA DI MARIA AD ELISABETTA



LA VISITAZIONE:L'INCONTRO DI DUE MADRI

È un gioiello questo piccolo racconto ed è un continuo scoppio di gioia, che ha il suo culmine nel canto del “Magnificat” (1,46-55). Leggiamolo insieme e lasciamoci trasportare dalla fantasia.
«In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna, in fretta, e si diresse verso una città della Giudea. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”».
Ci si accorge subito che c’è qualcosa di umano in questo racconto. Luca sa che sta lavorando su eventi realmente accaduti, ma sa anche che il senso di questo evento va ben oltre le apparenze. Anche il lettore più inesperto, leggendo i nomi di Maria ed Elisabetta, sa che si tratta di due madri incinte: Elisabetta da sei mesi, Maria da poco e comprende quella che è la base storica del racconto. Maria salutò Elisabetta e alla voce di Maria rispose subito il bambino che era nel grembo di Elisabetta, ed Elisabetta si sentì colma di Spirito Santo e si mise a lodare Maria riconoscendola come Madre del suo Signore e beata per la sua fede.
Questo piccolo racconto non è però dato a noi nella sua nuda realtà, ma è carico della fede pasquale della comunità cristiana. Non un racconto a sé stante ma viene inserito in un preciso contesto. Infatti, fa da transizione tra i racconti delle due annunciazioni e quello delle due nascite, rispettivamente di Giovanni e di Gesù. Si aggiunga un’altra lettura della comunità cristiana, convinta che Gesù è la pienezza della Legge e il compimento di tutte le profezie. Nel nostro caso però questa lettura non appare direttamente: è soggiacente, tra le righe. Farla emergere significa vedere l’evento dell’incontro delle due madri in tutta la cornice della storia di Israele. Facciamo solo un esempio. Noi sappiamo dal racconto precedente che Maria è l’Arca dell’Alleanza, il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
Ora all’inizio del nostro racconto si dice che Maria si mette in viaggio verso la montagna e poi che rimase tre mesi nella casa di Elisabetta e quindi riprende il suo cammino. Questo dato non può non ricordare quello che avvenne ai tempi di Davide (2 Sam 6) quando il re volle trasportare l’Arca dell’Alleanza a Gerusalemme nel luogo dove Salomone costruirà il tempio. L’Arca si trovava allora a Baalè di Giuda, una cittadina verso l’occidente, Davide la stava trasportando verso Gerusalemme quando un tale si azzardò a toccarla e fu fulminato. Davide ebbe paura del Signore e non volle più portare l’Arca in città, perciò la fece portare nella casa di Obed-Edom a Gat. Dio benedisse quella casa. Allora Davide “dopo tre mesi” si decise a portarla nel luogo del futuro tempio. «Maria rimase tre mesi nella casa di Elisabetta» (1,36) e dalla lettura del testo sappiamo che la casa di Elisabetta fu benedetta dalla presenza di Maria che con Gesù era il segno della presenza di Dio.
Poi il giorno della «Presentazione al Tempio» andrà a Gerusalemme. È una meta dove Maria deve giungere e, quando ne parleremo, torneremo a richiamare i tre mesi trascorsi da Elisabetta e sentiremo risuonare altre profezie. È in questo contesto delle profezie che dobbiamo esaminare il nostro testo, vedendo Maria come l’Arca dell’Alleanza, segno della presenza di Dio.

PIOGGIA D'INVERNO






Sento freddo.
Pungente, cigolante.
Che s'impossessa delle mie ossa
con insaziabile calma.
Qualcuno mi abbraccia
sospeso fra le nuvole 
e col suo freddo mi porta calore.
Poi il tuffo.
Verso un mondo che di me sa molto poco
ma che odora un pò di buono.
E restiamo abbracciati
mentre accarezziamo il Cielo.
Altri sono già arrivati,
perdendosi nel colore
che ormai sta sparendo.
Mi perdo anch'io.
E divento parte di un enorme foglio bianco,
su cui qualche bambino
scriverà parole d'amore.  

tu chi sei?


TU CHI SEI?




Tu chi sei che arrivi senza scusa?
Tu chi sei che non rispondi mai?
Tu chi sei che abbarchi tutti i miei desideri?
Tu chi sei che occupa tutti i miei orizzonti?
Tu chi sei che non mi permetti sognare altra cosa?

           
La tua presenza è onnipresente
            Il tuo ricordo è atemporale
            Il sorriso è invadente
            La tua mancanza molto reale
           

La vita è mistero e angoscia
Tu lì dà gusto e significato
Ma tu chi sei per invadere il mio essere?
Se mi manchi, sono solo imbarazzato.


La pioggia non può portarti via
Il vento non può spazzarti di me
Il tuo avvento mi riempie di speranza
Trovo senso e destino se tu sei con me…


Non capisco il tuo dominio
Mi risvegli per una vita degli dei
Non resiste il tuo fascino
Ma tu chi sei?


(Jorge Ribeiro, Italia 15 \ 12  \2012 )

L'AVVENTO



Tempo di attesa
tempo di speranza
tempo di conversione,
tempo di preparazione
tempo di gioia
tempo di aspettativa
tempo di ricerca
tempo di germogliare
tempo di salvare
tempo di Dio

O TEMPLO


O TEMPLO


Nao fazer de casa um covil;
Nao tratar-me como uma prenda;
Nao deixer que o mal te prevaleça,
Porque o mercantismo é um coisa horrenda.


Aqui é lugar de encontro e de oraçao;
Um espaço que o Divino se é manifestado;
É fruto de dedicaçao de de muita fé;
A joia dos que se sentem perdoados!!!

Foi feito para reunir, mas tanto serve a contendas;
Meta de quem busca paz e salvaçao;
Desejo dos que em Deus poe a esperança,
Sonho e realidade nutridos de deserto e de bençaos.

Templo de Deus e tempo dos homens,
Casa comum de vidas e mistérios,
Destinos traçados e caminhos entrelaçados,
Fonte da eternidade de balsamo e refrigério.

Amem


P. Jorge Ribeiro

INGANNO


Inganno

Sento l’inganno che suona
Il bussare di turbamenti
L’ingiuria della fantasia
La bugia eterna dei viventi

           
Il dispiacere degli scontri
La nostalgia della spontaneità
Il disgusto delle menzogne
La speranza della verità


Pensare tutto il contrario
Sentirsi imbrogliato
Giudicare per l’apparenza
Riconoscersi sbagliato


Amare per simpatia
Fuggire per pigrizia
Annoiarsi per routine
Ubbriacarsi di allegria


Clamare per evidenze
Gridare per libertà
Esigere coerenze
Ingannarsi nella fedeltà.

TEMPO


Tempo



Il tempo è il vero signore della storia
Il suo giudizio è certo e implacabile
Porterà rovina e condanna
E anche una felicità inattaccabile!


                        Nel tempo se sceglie la vita o la morte
                       Il suo spazio è un’anfora di comunione
                        È ammessa l’ignoranza e la paura
                        E anche la salvezza e la liberazione!


                                               Il tempo ci fa sognare e ci fa soffrire
                                               In lui si scopri gli inganni e le falsità
                                               Si può sperimentare dolori e assenza
                                               E si può gustare la dolcezza della verità!


                                                                      La notte evoca l’oscurità del tempo
                                                                      E rattrista le anime trascurate
                                                                      Non perdona gli esseri banali
                                                                      E accoglie gli spiriti disprezzati!

                                                                                            
                                                                                             È inalienabile nel suo succedersi
                                                                                             Non ritorna e a nessuno si sottometti
                                                                                             Premia, castiga, rigetta e assolvi
                                                                                             La speranza di tempi corretti!  

                                                                                            
Nel tempo s’impara ad appropriarsi
Col tempo s’impara a miglior vivere
Senza tempo si gioisce maggiormente
E dal tempo si aspetta il morire.


Jorge Ribeiro
novembre ’12

Pra se pensar ....

Desespero anunciado

Desespero anunciado Para que essa agonia exorbitante? Parece que tudo vai se esvair O que se deve fazer? Viver recluso na pr...