E’ difficile accostarsi ad un capolavoro perché lo stupore toglie le parole di bocca e uno vorrebbe essere capace di descrivere (e quindi de-limitare) qualcosa che deborda da tutte le parti.
L’Annuncio a Maria di P. Claudel è un capolavoro; appunto, “il più bel canto della cristianità” del 900, come è stato definito.
Ne esiste una ristampa recente della collana dei “Libri dello spirito cristiano” della BUR ed ha una affascinante presentazione di Mons. Luigi Giussani.
Ma credo che ognuno, leggendo questo dramma sacro scritto agli inizi del 900, finisca per identificarsi con uno dei personaggi, tanto essi sono essenziali e paradigmatici: Pietro di Craon, grande costruttore di cattedrali e genio che interpreta il cuore del suo popolo; Anna Vercors, l’anziano possidente che tutto sacrifica per andare in pellegrinaggio in Terra Santa per mendicare da Dio l’unità dei cristiani.; la dolcissima Violaine, sua giovane figlia, che umile e lieta abbraccia la vita con semplicità e fiducia pur dentro le più atroci contraddizioni, convinta che la positività della vita non sarà distrutta da esse; Giacomo, l’uomo giusto, che calcola tutto e perciò non riesce a percepire il mistero…
“Non c’è una parola che non corrisponda a un’altra dopo, - dice don Giussani nell’introduzione - èbellezza senza fine”(…) “queste pagine contengono l’ideale di tutto”.Le pagine si inseguono col fascino strano e misterioso di frasi per comprendere le quali occorrono anni di meditazione e di impegno personale con la propria esperienza; e poi uno si accorge che quelle frasi non perdono mai freschezza e fascino: sono come verità preziose in cui uno non finisce mai di inoltrarsi…
Ne cito alcune.
“Forse che il fine della vita è vivere?(…) Non vivere ma morire e dare in letizia quel che abbiamo.Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!”Oppure:
“Siate uomo,Pietro. Siate degno della fiamma che vi consuma. E se bisogna essere divorati, sia ciò su un candelabro d’oro(…) per la Gloria di tutta la Chiesa.”
Ancora:
“Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa o baciare in bocca un lebbroso, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto.”Ma l’espressione più toccante per me lettrice (e ognuno può trovarne tantissime) è questa:
“Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per essere data?”Non mi soffermo oltre su questo piccolo capolavoro perché voglio lasciare al lettore il gusto di scoprirne i tesori.
Una raccomandazione: è importante leggere l’introduzione, poi il dramma e poi di nuovo l’introduzione perché aiuta a gustare meglio il tutto.
L’Annuncio a Maria di P. Claudel è un capolavoro; appunto, “il più bel canto della cristianità” del 900, come è stato definito.
Ne esiste una ristampa recente della collana dei “Libri dello spirito cristiano” della BUR ed ha una affascinante presentazione di Mons. Luigi Giussani.
Ma credo che ognuno, leggendo questo dramma sacro scritto agli inizi del 900, finisca per identificarsi con uno dei personaggi, tanto essi sono essenziali e paradigmatici: Pietro di Craon, grande costruttore di cattedrali e genio che interpreta il cuore del suo popolo; Anna Vercors, l’anziano possidente che tutto sacrifica per andare in pellegrinaggio in Terra Santa per mendicare da Dio l’unità dei cristiani.; la dolcissima Violaine, sua giovane figlia, che umile e lieta abbraccia la vita con semplicità e fiducia pur dentro le più atroci contraddizioni, convinta che la positività della vita non sarà distrutta da esse; Giacomo, l’uomo giusto, che calcola tutto e perciò non riesce a percepire il mistero…
“Non c’è una parola che non corrisponda a un’altra dopo, - dice don Giussani nell’introduzione - èbellezza senza fine”(…) “queste pagine contengono l’ideale di tutto”.Le pagine si inseguono col fascino strano e misterioso di frasi per comprendere le quali occorrono anni di meditazione e di impegno personale con la propria esperienza; e poi uno si accorge che quelle frasi non perdono mai freschezza e fascino: sono come verità preziose in cui uno non finisce mai di inoltrarsi…
Ne cito alcune.
“Forse che il fine della vita è vivere?(…) Non vivere ma morire e dare in letizia quel che abbiamo.Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!”Oppure:
“Siate uomo,Pietro. Siate degno della fiamma che vi consuma. E se bisogna essere divorati, sia ciò su un candelabro d’oro(…) per la Gloria di tutta la Chiesa.”
Ancora:
“Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa o baciare in bocca un lebbroso, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto.”Ma l’espressione più toccante per me lettrice (e ognuno può trovarne tantissime) è questa:
“Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per essere data?”Non mi soffermo oltre su questo piccolo capolavoro perché voglio lasciare al lettore il gusto di scoprirne i tesori.
Una raccomandazione: è importante leggere l’introduzione, poi il dramma e poi di nuovo l’introduzione perché aiuta a gustare meglio il tutto.
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